Aspettando la Festa del Monte
Ho pensato di fare una breve analisi della Festa da un punto di vista antropologico, per spiegare ai giovani, con linguaggio semplice, come la Festa non sia solo storia e tradizione , ma è carica di simboli primordiali.
La festa è cristallizzata nei suoi riti e nelle sue
forme, ha degli elementi rituali e simbolici che sono fissi e pertanto la
collocano al di fuori del tempo e dello spazio. Si svolge in un tempo che è
fuori dall'ordinario tutto è carico di simboli evidenti : il vestito della
festa, il cibo della festa, e poi ha una forte connotazione sensoriale : la
baraonda musicale, il frastuono dei tamburi, la girandola di colori e di odori
fortissimi. Il profumo della festa è quello dello zucchero filato, del torrone
semiliquido che gira nel paiolo, delle salsicce arrostite e della cipolla.
La festa, nella società
primitiva, in generale, rispondeva al bisogno di conoscere l'esatta durata
dell'anno e delle sue suddivisioni, infatti nella società contadina ogni festa
è legata al ciclo del lavoro della terra, cioè la semina, la fioritura, il
raccolto. La festa del monte conclude il ciclo del grano.
Il tempo sociale è scandito
dal susseguirsi delle feste, la festa ha una valenza sociale, perché è
collettiva e celebra il rapporto con gli altri individui. L. Sciascia in “Feste
religiose” alla domanda cos'è una festa religiosa risponde: “ sarebbe facile
rispondere che è tutto tranne una festa religiosa, è innanzi tutto
un'esplosione esistenziale.... è soltanto nella festa che il siciliano esce
dalla sua condizione di uomo solo...”
La festa è un momento di
socializzazione e nella festa si entra nella dimensione interclassista, è come
una livella, mette tutti sullo stesso piano;
viene finanziata mediante una questua, ognuno da il suo contributo,
quasi dovuto, che dà il diritto di sentirsi parte integrante della società,
significa auto identificazione sociale, ogni racalmutese sente la festa come
qualcosa che gli appartiene.
La festa rappresenta un
momento di caos e di distruzione, anche le spese sfrenate che si fanno durante
le feste hanno un significato di distruzione, che precede la rigenerazione come
tutti i riti di passaggio.
“La festa è quannu
veni...” dice un proverbio siciliano che richiama il latino “semel in
anno licet insanire”
Durante la festa tutto è
vita, esaltazione di gioia e di passioni, è un momento di trasgressione in cui tutto è consentito, anche la violenza
rituale.
La presa del cero è il
momento culminante, quando la festa si tinge di rosso: “ ...rossa fiesta
urlante grappolo di gioia...” così la descrive Sciascia, il grappolo
urlante è il gruppo di giovani che lottano per conquistare la bandiera. La
lotta rituale richiama gli antichi riti propiziatori, quando si scatenano gli
istinti primordiali.
La lotta rappresenta
l'affermazione di uno stato di potenza, ostentazione fisica di virilità,
infatti per questo ha anche una valenza erotica. Il vincitore dimostra di
essere il più forte quindi è garanzia di una progenie vigorosa, e la tradizione
vuole che si sposerà entro l'anno.
Iolanda Salemi
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