domenica 2 luglio 2017

Farm Cultural Park Favara, mostra TERRA IN CORPO di Giuseppe Agnello

Ieri primo luglio è stata inaugurata in occasione del settimo anniversario di FARM CULTURAL PARK, la mostra “Terra in corpo “ di Giuseppe Agnello presso Palazzo Cafisi sito in 
via Arco Cafisi a Favara.
La mostra è organizzata dai proprietari del Palazzo nell’ambito delle manifestazioni del FUORI FARM
Terra in Corpo è il titolo di dieci sculture, alcune inedite,prodotte dall’ artista nel periodo che va dal 2008 al 2012, allestite nella meravigliosa location di Palazzo Cafisi.

Il linguaggio dello scultore Giuseppe Agnello, ridona allo sguardo ciò che il tempo vince. Le sue sculture sopraggiungono nel presente, devote alla vita dove hanno scelto di tornare come materia nuova, congiunzione di corpo e natura, innesto di alberi e carne. Lo scultore crea figure anatomicamente perfette dalle quali improvvisamente si generano rami, tronchi e radici. Metà uomo e metà albero, queste opere rappresentano delle chimere esistenziali provenienti da una mitologia tutta terrena dove non si racconta né di dei né di eroi, ma di uomini fatti di corpo e anima.
Giuseppe Agnello utilizza la terra, il gesso o l’argilla per plasmare le sue opere a cui inserisce elementi naturali quali rami, carbone, arbusti, indicando che l’unica destinazione possibile di questi elementi ormai morti, era quella di divenire opere d’arte, tanta è la loro forza estetica e simbolica, la loro bellezza e la loro sofferenza intrinseca. Le sculture di Giuseppe Agnello, costantemente monocrome: nere, bianche o grigie, ricordano che anche la terra, come l’uomo, ha i suoi dolori.
L’artista interroga con le sue opere la solitudine dell’essere, la sconfitta dei suoi desideri ed il carico del suo vivere come condizione universale
E in questo universo silenzioso, dove i gesti sono lenti e misurati,i corpi giacciono dormienti, ogni parola diventa inutile perchè romperebbe l’incanto. Nel silenzio l’artista compone il suo personale vocabolario della memoria, dove con le sue mani vi si ascrive ogni singola scultura finché guardandole nel loro insieme, si possa leggere il racconto della sua terra e di quell’uomo dalla cui anima crebbe un albero.

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