martedì 22 novembre 2016

Racalmuto, situazione politica e amministrativa. Intervento del Comitato Civico Racalmuto Civilie

Enzo Sardo e Lillo Alaimo Di Loro
esponenti del comitato civico
RACALMUTO CIVILE
Pubblichiamo integralmente l'intervento 
del Comitato Civico Racalmuto Civile

Venerdì 18 ottobre, a Racalmuto,  si è consumato in consiglio comunale un atto di grande irresponsabilità. La minoranza in consiglio, i cinque consiglieri del “capitano” Borsellino, chiamata ad esprimere un voto di merito sulla mozione di sfiducia al sindaco Messana e alla sua giunta, si è sottratta di fatto alla sua responsabilità di controllore e soggetto giudicante dell’azione amministrativa e, abbandonando l’aula consiliare, ha consentito al Sindaco di rimanere in carica. Senza la fiducia del popolo e con soli due voti di maggioranza.
La grave crisi politica di Racalmuto che per la prima volta nella storia del paese si è concretizzata in un mozione di sfiducia, circostanziata e sostanziata dal giudizio negativo netto di otto consiglieri su dieci della stessa maggioranza in consiglio, si è risolta miseramente nel corso di una seduta di consiglio estenuante e complessivamente di basso livello politico e dialettico. Segni dolorosi di un presente tanto privo di grandi idealità quanto dominato forse da pretestuosità e opportunismo personale.
La mozione di sfiducia al Sindaco Messana ha sancito in ben 14 passaggi il fallimento del progetto politico della sua lista e dell’azione amministrativa che per ben 2 anni e mezzo l’ha rappresentata. Gli otto consiglieri di maggioranza accusavano, con non poco imbarazzo, il totale scollamento tra l’azione dell’esecutivo e il territorio, tra la dirigenza politica del progetto e le parti sociali. Ma soprattutto denunciavano la totale mancanza di slancio, di concretezza di risposte e disperanza alle future generazioni. Accusando il sindaco di mancata attuazione dei tanti atti di indirizzo consiliare, oltre che di mancanza di adeguata interlocuzione tra il sindaco e la sua stessa maggioranza.
La minoranza in consiglio, i cinque consiglieri della lista Borsellino, lungo tutto il doloroso periodo amministrativo ha più volte accusato l’esecutivo di inefficienza, anelando la possibilità di una sfiducia ma, durante il bimestre di crisi ha mantenuto il quasi completo riserbo. Invece che entrare nel merito della discussione, per come impone il dovere politico alle compagini di minoranza e cioè: svolgere (almeno) attività di controllo e verifica dell’operato dell’amministrazione. Invece di animare il dibattito sulla questione all’ordine del giorno: sfiducia al sindaco, rispetto al quale era doveroso esprimere un giudizio netto di approvazione dell’operato e quindi fiducia o disapprovazione equindi votare la sfiducia, assumendosene le competenti responsabilità; la minoranza decide di sfuggire al problema. Spostando pretestuosamente la discussione sull’operato dei consiglieri di maggioranza proponenti la sfiducia, attacca in modo scomposto ad ogni tentativo di questi di spiegare le ragioni di merito della crisi in esame.
Infatti, nel corso degli interventi dei consiglieri di minoranza, Romano prima e Zucchetto poi, nessun accenno viene fatto all’operato della giunta Messana (oggetto della discussione) si preferisce piuttosto (Romano) approfondire (come se in quel contesto fosse la cosa più importante da fare) il concetto di “opposizione costruttiva”, sbandierando quali grandi successi di tale metodo da annoverare alla volontà della minoranza “ben tre interventi”: la messa in sicurezza del crostone roccioso della fondazione Sciascia, il cambio delle lampadine di contrada Padreterno e la messa in funzione di uno dei tre impianti fotovoltaici del Comune (collaudati da tanti anni e mai utilizzati). Ci sembra un po’ pochino per la verità. Dello stesso tenore l’intervento della consigliera Zucchetto che si sofferma sull’attività della minoranza rispetto al costo relativo allo smaltimento dei rifiuti. Ostentando vantaggi di la da venire e di cui i racalmutesi non percepiscono intanto alcun effetto positivo (visto che le tariffe rimangono ancora tra le più alte d’Italia e il servizio tra i peggiori).
Neanche dopo il doveroso ma estenuanteintervento del sindaco (circa 1 h e 40 minuti) in cui, con quella che ormai sembra essere l’unica forma di dialettica di tutta la politica italiana: la “retorica populista”, elenca i successi del proprio operato, invocando l’unità della politica consiliare. Nessuna presa di posizione sul merito da parte della minoranza di consiglio.Solo qualche applauso di approvazione del folto pubblico presente in aula. Per lo più familiari (genitori, nonni, zii e parenti di Sindaco, assessori e consiglieri). Eppure ci si aspettava un giudizio analitico da parte della lista Borsellino rispetto all’operato della sindacatura. Niente. Come se tutto quanto detto dal sindaco corrispondesse ad obiettivi realmente raggiunti e meritasse l’approvazione dell’opposizione.
Ma Racalmuto è veramente un paese straordinario? Difficile dirlo!!. Sicuramente è paradigma della stessa situazione nazionale confusa e ai limiti di ogni regola del bon ton politico, dall’”Alpi a Sicilia” le parole al vento ormai valgono più dei fatti. La retorica più della sostanza delle idee. Il paternalistico “vogliamo se bene” per il bene del paese più del confronto democratico.
In sintesi la minoranza al seguito del “Capitano Borsellino” dopo essersi sottratta alla sostanza del dibattito consuma la sua ultima carta e alla chiamata dichiarazione di voto (invocata da un incauto Pagliaro) tira fuori il suo asso nella manica: un “pitazzo” pre-confezionato di ben sei pagine che con tono retorico e a tratti patetico pretende di spiegare a suon di invettive contro gli ormai “ammansiti” otto“maggioranti” “chiedenti dimissioni”, le ragioni del proprio non giudizio di merito. E come Ponzio Pilato se ne lavano le mani. Dichiarando che non avrebbero votato né a favore né contro la mozione,  con atto irriverente abbandonano la sala facendo mancare il quorum a vantaggio della giunta Messana che prontamente applaude il gesto.
Triste momento per Racalmuto. Non Messana il “Messia”da immolare per la redenzione dai peccati del mondo (troppo immeritato onore) ma ahimè l’agnello sacrificale è questa volta il paese di Racalmuto e i suoi frastornati figli. Con il pretesto di non abbandonare il paese ad una nuova gestione commissariale (che questa volta sarebbe stata comunque breve e amministrativa) si abbandona di fatto il paese nelle mani di uno “sfiduciato” (nella sostanza) Sindaco. Infatti,non avendo la minoranza espresso alcun voto, di fatto il sindaco gode solo della dichiarata fiducia del Guagliano e della Dr.ssa Mattina. Che con i propri voti rappresentano meno del 3% dei consensipolitici del paese. Ricordiamo infatti che il sindaco viene scelto dal popolo quale soggetto esecutore e sintesi del progetto politico della sua lista, con il mandato di dare corso al patto/programma elettorale. Condizioni che purtroppo non sussistono e che fanno preludere ad un seguito amministrativo zoppicante e rattoppato.
Quanto l’allegra compagnia dei “fantastici cinque” potrà contribuire a sostenere l’impervio cammino del Sindaco Messana lo vedremo nel prossimo futuro. Per intanto le ipotesi che si profilano sono tre:1) il Sindaco continuerà a navigare a vista, nel tentativo dignitoso di rilanciare l’azione amministrativa, ma dovrà operare con una maggio/minoranza a due, chiedendo di volta in volta il consenso per gli atti di competenza consiliare.Considerato il dichiarato dissenso degli otto, tanto valeva affidare il paese al commissario!!!; 2) sarà offerta alla minoranza in consiglio di entrare in giunta. Magari giocando la solita carta della giunta di “salute pubblicae bla .. bla …” A quel punto le carte si scoprirebbero e verrebbe meno l’angelico visus della lista borsellino, tutto casa e bene del paese, disdegnanti di seggiole e poltrone. In questa ipotesi, ironia della storia, Racalmuto sarebbe di nuovo paradigma dell’Italia intera. Si compirebbe la metamorfosi da Minoranza Pretestuosa Minoranza Sediziosa. Uno sparuto gruppo di “temerari” che impongono la propria rivoluzione. Da perdenti sul “campo di battaglia” a protagonisti dell’agone amministrativo, e per la legge dei numeri risicati anche del campo politico. 3) ipotesi, quella più probabile, il sindaco andrà avanti sin che può. Nel suo stile, facendo finta di niente e i consiglieri, anche quelli di minoranza lasceranno fare. Infondo in tempi di carestia anche semplicemente mantenere la propria sedia è un obiettivo raggiunto. Se si è in carica per esempio non si può andare altrove!!!.Quanto questo c’entri con il bene del paese è un altro discorso.
Qualunque sia la strada che sarà intrapresa, ci sentiamo comunque di augurare al Sindaco redivivo un sincero augurio di buon lavoro, per il suo prestigio personale e per il bene del paese.

Intanto, tra i racalmutesi serpeggia sempre più insistente un dubbio pesante come un macigno: perché tanta determinazione dei  “fantastici cinque”  a difendere lo status quo della “Signoria di Racalmuto”? È vero quel che si dice in giro che qualcuno ha soffiato da fuori sul fuoco, così forte da far sì che si spegnesse? E se è così allora: chi è il vero Puparo di Racalmuto?

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