Enzo Sardo e Lillo Alaimo Di Loro esponenti del comitato civico RACALMUTO CIVILE |
del Comitato Civico Racalmuto Civile
Venerdì 18 ottobre, a Racalmuto, si è consumato in consiglio comunale un atto
di grande irresponsabilità. La minoranza in consiglio, i cinque consiglieri del
“capitano” Borsellino, chiamata ad esprimere un voto di merito sulla mozione di
sfiducia al sindaco Messana e alla sua giunta, si è sottratta di fatto alla sua
responsabilità di controllore e soggetto giudicante dell’azione amministrativa
e, abbandonando l’aula consiliare, ha consentito al Sindaco di rimanere in
carica. Senza la fiducia del popolo e con soli due voti di maggioranza.
La grave crisi politica di Racalmuto che per la prima volta nella storia del
paese si è concretizzata in un mozione di sfiducia, circostanziata e sostanziata
dal giudizio negativo netto di otto consiglieri su dieci della stessa
maggioranza in consiglio, si è risolta miseramente nel corso di una seduta di
consiglio estenuante e complessivamente di basso livello politico e dialettico.
Segni dolorosi di un presente tanto privo di grandi idealità quanto dominato forse
da pretestuosità e opportunismo personale.
La mozione di sfiducia al Sindaco Messana ha sancito in ben 14 passaggi il
fallimento del progetto politico della sua lista e dell’azione amministrativa che
per ben 2 anni e mezzo l’ha rappresentata. Gli otto consiglieri di maggioranza accusavano,
con non poco imbarazzo, il totale scollamento tra l’azione dell’esecutivo e il
territorio, tra la dirigenza politica del progetto e le parti sociali. Ma
soprattutto denunciavano la totale mancanza di slancio, di concretezza di
risposte e disperanza alle future generazioni. Accusando il sindaco di mancata
attuazione dei tanti atti di indirizzo consiliare, oltre che di mancanza di
adeguata interlocuzione tra il sindaco e la sua stessa maggioranza.
La minoranza in consiglio, i cinque consiglieri della lista Borsellino, lungo
tutto il doloroso periodo amministrativo ha più volte accusato l’esecutivo di
inefficienza, anelando la possibilità di una sfiducia ma, durante il bimestre
di crisi ha mantenuto il quasi completo riserbo. Invece che entrare nel merito
della discussione, per come impone il dovere politico alle compagini di
minoranza e cioè: svolgere (almeno) attività di controllo e verifica
dell’operato dell’amministrazione. Invece di animare il dibattito sulla
questione all’ordine del giorno: sfiducia al sindaco, rispetto al quale era
doveroso esprimere un giudizio netto di
approvazione dell’operato e quindi fiducia o disapprovazione equindi votare la sfiducia, assumendosene le
competenti responsabilità; la minoranza decide di sfuggire al problema. Spostando
pretestuosamente la discussione sull’operato dei consiglieri di maggioranza
proponenti la sfiducia, attacca in modo scomposto ad ogni tentativo di questi
di spiegare le ragioni di merito della crisi in esame.
Infatti, nel corso degli interventi dei consiglieri di minoranza, Romano
prima e Zucchetto poi, nessun accenno viene fatto all’operato della giunta Messana
(oggetto della discussione) si preferisce piuttosto (Romano) approfondire (come
se in quel contesto fosse la cosa più importante da fare) il concetto di
“opposizione costruttiva”, sbandierando quali grandi successi di tale metodo da
annoverare alla volontà della minoranza “ben tre interventi”: la messa in sicurezza del crostone roccioso
della fondazione Sciascia, il cambio
delle lampadine di contrada Padreterno e la messa in funzione di uno dei tre impianti fotovoltaici del Comune
(collaudati da tanti anni e mai utilizzati). Ci sembra un po’ pochino per la
verità. Dello stesso tenore l’intervento della consigliera Zucchetto che si
sofferma sull’attività della minoranza rispetto al costo relativo allo smaltimento
dei rifiuti. Ostentando vantaggi di la da venire e di cui i racalmutesi non
percepiscono intanto alcun effetto positivo (visto che le tariffe rimangono
ancora tra le più alte d’Italia e il servizio tra i peggiori).
Neanche dopo il doveroso ma estenuanteintervento del sindaco (circa 1 h e
40 minuti) in cui, con quella che ormai sembra essere l’unica forma di
dialettica di tutta la politica italiana: la “retorica populista”, elenca i successi del proprio operato,
invocando l’unità della politica consiliare. Nessuna presa di posizione sul
merito da parte della minoranza di consiglio.Solo qualche applauso di
approvazione del folto pubblico presente in aula. Per lo più familiari
(genitori, nonni, zii e parenti di Sindaco, assessori e consiglieri). Eppure ci
si aspettava un giudizio analitico da parte della lista Borsellino rispetto
all’operato della sindacatura. Niente. Come se tutto quanto detto dal sindaco
corrispondesse ad obiettivi realmente raggiunti e meritasse l’approvazione
dell’opposizione.
Ma Racalmuto è veramente un paese straordinario? Difficile dirlo!!. Sicuramente
è paradigma della stessa situazione nazionale confusa e ai limiti di ogni regola
del bon ton politico, dall’”Alpi a
Sicilia” le parole al vento ormai valgono più dei fatti. La retorica più
della sostanza delle idee. Il paternalistico “vogliamo se bene” per il bene del paese più del confronto
democratico.
In sintesi la minoranza al seguito del “Capitano Borsellino” dopo essersi sottratta alla sostanza del
dibattito consuma la sua ultima carta e alla chiamata dichiarazione di voto
(invocata da un incauto Pagliaro) tira fuori il suo asso nella manica: un “pitazzo”
pre-confezionato di ben sei pagine che con tono retorico e a tratti
patetico pretende di spiegare a suon di invettive contro gli ormai “ammansiti”
otto“maggioranti” “chiedenti dimissioni”, le ragioni del proprio non
giudizio di merito. E come Ponzio Pilato se ne lavano le mani. Dichiarando
che non avrebbero votato né a favore né contro la mozione, con atto irriverente abbandonano la
sala facendo mancare il quorum a vantaggio della giunta Messana che prontamente applaude
il gesto.
Triste momento per Racalmuto. Non Messana il “Messia”da immolare per la
redenzione dai peccati del mondo (troppo immeritato onore) ma ahimè l’agnello
sacrificale è questa volta il paese di Racalmuto e i suoi frastornati figli.
Con il pretesto di non abbandonare il paese ad una nuova gestione commissariale
(che questa volta sarebbe stata comunque breve e amministrativa) si abbandona
di fatto il paese nelle mani di uno “sfiduciato” (nella sostanza) Sindaco.
Infatti,non avendo la minoranza espresso alcun voto, di fatto il sindaco gode
solo della dichiarata fiducia del Guagliano e della Dr.ssa Mattina. Che con i
propri voti rappresentano meno del 3% dei consensipolitici del paese. Ricordiamo infatti che il sindaco viene
scelto dal popolo quale soggetto esecutore e sintesi del progetto politico della
sua lista, con il mandato di dare corso al patto/programma elettorale. Condizioni
che purtroppo non sussistono e che fanno preludere ad un seguito amministrativo
zoppicante e rattoppato.
Quanto l’allegra compagnia dei “fantastici
cinque” potrà contribuire a sostenere l’impervio cammino del Sindaco Messana
lo vedremo nel prossimo futuro. Per intanto le ipotesi che si profilano sono
tre:1) il Sindaco continuerà a navigare a vista, nel tentativo dignitoso di
rilanciare l’azione amministrativa, ma dovrà operare con una maggio/minoranza a
due, chiedendo di volta in volta il consenso per gli atti di competenza
consiliare.Considerato il dichiarato dissenso degli otto, tanto valeva affidare
il paese al commissario!!!; 2) sarà offerta alla minoranza in consiglio di
entrare in giunta. Magari giocando la solita carta della giunta di “salute pubblicae bla .. bla …” A
quel punto le carte si scoprirebbero e verrebbe meno l’angelico visus della lista borsellino, tutto casa e bene del paese, disdegnanti di seggiole e poltrone.
In questa ipotesi, ironia della storia, Racalmuto sarebbe di nuovo paradigma
dell’Italia intera. Si compirebbe la metamorfosi da Minoranza Pretestuosa Minoranza Sediziosa. Uno sparuto gruppo
di “temerari” che impongono la propria rivoluzione. Da perdenti sul “campo di
battaglia” a protagonisti dell’agone amministrativo, e per la legge dei numeri
risicati anche del campo politico. 3) ipotesi, quella più probabile, il sindaco
andrà avanti sin che può. Nel suo stile, facendo finta di niente e i
consiglieri, anche quelli di minoranza lasceranno fare. Infondo in tempi di
carestia anche semplicemente mantenere la propria sedia è un obiettivo raggiunto.
Se si è in carica per esempio non si può andare altrove!!!.Quanto questo c’entri
con il bene del paese è un altro discorso.
Qualunque sia la strada che sarà intrapresa, ci sentiamo comunque di
augurare al Sindaco redivivo un sincero augurio di buon lavoro, per il suo
prestigio personale e per il bene del paese.
Intanto, tra i racalmutesi serpeggia sempre più insistente un dubbio pesante
come un macigno: perché tanta
determinazione dei “fantastici cinque” a difendere lo status quo della “Signoria di
Racalmuto”? È vero quel che si dice in giro che qualcuno ha soffiato da
fuori sul fuoco, così forte da far sì che si spegnesse? E se è così allora:
chi è il vero Puparo di Racalmuto?
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