Valeria Salvo dopo il ritiro dei premi, scrive su face book “la poesia è un mezzo di sensibilizzazione, di addolcimento e meditazione. Un dolce sussurro di angeli, plasmato sulla sensibilità umana. Il tempo passa, la mia penna mai si ferma e quando il giudizio e la critica altrui, sia in Sicilia che in altre parti d'Italia, si fa unanime, la mia felicità, la mia corsa verso un grande sogno, divengono come cibo per la mente e per il cuore, e ciò mi spinge a camminare a piccoli passi e a raccogliere poco per volta immensi tesori da conservare per tutta la vita. Non solo coppe, attestati, targhe e medaglie ma gli occhi e il silenzio della gente nell'ascoltare i miei versi e nel sentirmi dire che li ho "davvero" emozionati. Questa è la mia grande soddisfazione. Scrivere per emozionare.” Brava Valeria, continua così ad emozionarci con i tuoi versi.
LA DONNA CHE STORPIAVA NOVELLE FORZE
Lezzo di aromi di vite costernate
come boccioli avorio caduti dai romiti rami.
Dietro ai muri nessuna orma dell’innocuo vento di primavera
ma radici scellerate sotto il vigile e piangente sole.
Voci di donne,
confuse tra una stazione
e amore di ragazzina
nell’ultimo cuore disegnato sulla pagina del suo diario.
Occhi di donne,
al di là dei sogni futuri, dei passi decisi sui tacchi,
e sogni di viaggi sulle vette del mondo,
la piccola vita sul ventre affaticato e forze novelle
di fronte alle recenti scale.
E la bestia, l’uomo che tace,
scatena le sue radici legandogliele alle caviglie,
in quei boschi dove il sole arde e piange,
dove gli stormi volteggiano ma non comprendono.
Iracondo di balordaggini insensate
strappa petali a quel bocciolo.
Non è più avorio, adesso è sangue.
Il grembo si è spento, il passo non è più deciso,
ma la forza di donna è sempre novella
come un’arpa pronta a storpiare musiche d’amore unico,
incessantemente,
sperando un giorno, la bestia capirà.
(Valeria Salvo - 1°Premio Internazionale "Il Paese delle Robbe" 2013 - Sezione Giovani - Lingua Italiana)
STIDDI DI SURFARU
Stiddi di surfaru e quattru occhi ca mai si fermanu.
Cummatini vasatu di sta bedda luna,
stanotti un dormi nuddu.
A curriola di lignu e i furna nfocu.
Carusi stanchi,
carusi rrassignati,
carusi accussì sicchi, senza suli nill'occhi
ma pruvulazzu di pirrera
ni purmuna macinati.
A matri un dormi, chiangi nu chiumazzu
e u beddu figghiu, un vecchiu dipirutu pari oi.
Ch'era beddu u figghiu miu,
occhi di mari avìa, vucca di ggersuminu.
Cori miu,
i stiddi stasira su di focu, ma tu u focu u senti nill'ossa.
Sulu a notti esisti pi tìa.
Un dormu, un dormi nuddu.
Cummatini, stiddi di surfaru chiovinu,
trena passanu e occhi un si chiuinu.
(Valeria Salvo - 1° Premio Internazionale "Il Paese delle Robbe" 2013 - Sezione Giovani - Vernacolo Siciliano)
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