martedì 13 agosto 2013

L’ALBERO CON LA FACCIA (la ragione come bubbone) di Ignazio Scimè



L’ALBERO CON LA FACCIA


La ragione come bubbone


In un territorio dove si è perso il senso dell’armonia, dove l’assenza di regole è la norma, dove l’egoismo e l’opportunismo hanno avuto il sopravvento sul senso del giudizio, può capitare che fenomeni naturali si presentano per ridare ordine all'equilibrio della natura violato dalle storture umane.
Non siamo nuovi a questo tipo di analisi ne facciamo a seguito di alluvioni, frane, terremoti ed altro. Ma mai e poi mai avremmo potuto pensare che da un forte e secolare tronco di un albero spuntasse un escrescenza con le sembianze umane e molto somigliante al più famoso uomo del territorio, intellettuale umanista che considerava la ragione umana al centro di tutto.

Ci avevano abituati ad apparizioni sacre ed a volte piangenti con lacrime di sangue e di certo non potevamo prevedere che da un tronco di albero spuntasse una protuberanza che somiglia molto a Sciascia e sicuramente non possiamo gridare al miracolo trattandosi di un uomo che ha creduto molto nella ragione umana e poco nella fede religiosa.
Ma questo bubbone è un segnale? Cosa ci vuole dire? Perché si presenta sotto forma di bubbone?
Penso proprio di si, è un segnale dire che si è perso il senso della ragione, perché in un paese dove l’irregolarità è la norma e dove il senso di libertà e della giustizia che sono insieme ragione è considerato un anomalia ed allora il più grande figlio di questo paese che per la ragione ha scritto e si è battuto per tutto la vita non può che presentarsi come un anomalia di un vecchio tronco che sta per morire. 


“Sì, ci credo. Nella ragione, nella libertà e nella giustizia che sono, insieme, ragione (ma guai a separarle). Credo si possa realizzare, anche se non perfettamente, un mondo di libertà e di giustizia. Ma la storia siciliana è tutta una storia di sconfitte: sconfitte della ragione, sconfitte degli uomini ragionevoli. Anche la mia storia è una storia di sconfitte. O, più dimessamente, di delusioni. Da ciò lo scetticismo: che non è, in effetti, , l’accettazione della sconfitta, ma il margine di sicurezza, di elasticità, per cui la sconfitta – già prevista, già ‘ragionata’ – non diventa definitiva e mortale. Lo scetticismo è salutare. È il migliore antidoto per il fanatismo. Impedisce cioè di assumere idee, credenze e speranze con quella certezza che finisce con l’uccidere l’altrui libertà e la nostra”L. Sciascia – la Sicilia come Metafora).

1 commento:

  1. Mi rendo conto che il paese è totalmente depresso, ma diventare visionari mi sembra troppo. penso sia arrivata l'ora di lasciare stare Sciascia e pensare a ciò che ognuno di noi può fare; sarebbe, forse, una soluzione.

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