Grazie a FB ho rintracciato un
mio professore delle superiori; è stato mio supplente di Italiano nel lontano
1998 all’Istituto Tecnico Commerciale di Sciacca. Ricordo ancora le sue
lezioni, è stato il primo prof. che ha
trattato me e i miei compagni da “adulti” (avevamo solo 17 anni), ci ha fatto
scoprire il mondo guardandolo da un’altra prospettiva; con le sue lezioni che
andavano ben oltre i libri di testo, ci ha catapultato nel mondo reale, quello
dove non importa quante poesie di Leopardi o Quasimodo conosci a memoria, ma
dove importa chi sei e come affronti le sfide di ogni giorno.
Una sua lezione
ricordo con particolare affetto, l’ha tenuta pochi giorni prima dell’8 marzo.
In quella lezione ci ha parlato della nascita della “Festa della Donna”, delle
varie lotte che ha dovuto combattere, e non sempre vincere, per far valere i
propri diritti. Oggi mentre scrivo, ripenso alla condizione della donna nel
mondo, e per certi versi ho i brividi nel constatare che se oggi noi donne
abbiamo ottenuto parità di diritti (alcuni), non tutto è sempre stato “rose
& fiori”. Si festeggia con cene e mimose, ma sappiamo realmente quante ne
abbiamo passate dai tempi di Eva?
La 1° volta che la donna fu
“festeggiata” fu negli USA nel 1909, noi in Italia dobbiamo aspettare fino al
1922, per festeggiare “l’altra metà del cielo”. La donna nelle varie culture e
civiltà, ha ricoperto ruoli diversi; ci sono stati popoli dove la donna è
stata: regina, sacerdotessa, amministratrice, Madre, moglie, cortigiana, tutto
ma mai sottomessa al volere dell’uomo.
Oggi, 2013, in Medio Oriente la donna
non è altro che una nuova bambola nella
collezione di uomini senza scrupoli. Ancora oggi, subiscono sevizie e brutture
di ogni genere, basta guardare i TG e non si vede altro. Statistiche accurate
quanto tristissime, dicono che muore più di una donna la giorno per mano di un
uomo, sia questo marito, compagno, padre, fratello o ex. Ora, ogni anno l’8
marzo, evitiamo di farci regalare rose e mimose (per la sola gioia del
fioraio), ma pretendiamo l’unico bene che nessuno vende: il RISPETTO.
Il mio
prof-supplente, tanto tempo fa, ha raccontato ad una classe di giovani
studenti, che per diventare grandi uomini o grandi donne, non occorre nessun
super-potere o bacchetta magica, basta pensare che nessuno è padrone di
nessuno, e che ogni vita merita rispetto. Perché come diceva qualcuno…”è solo
trattando gli altri con rispetto, che si guadagna il rispetto per se stessi”
(siano queste "quote rosa" o "azzurre"
).
Letizia Bilella
PS: Dimenticavo, il Prof. in
questione si chiama Sergio Scimè.
Carissima Letizia Bilella,
RispondiEliminaconsentimi di esprimerti un grande sentimento di stima per quello che dici e per il modo in cui lo dici.
Grandissima serenità nelle tue parole. Grande equilibrio e, soprattutto, mancanza di "partigianeria". Consentimi perciò di dirti che le tue parole non sono riferibili a una "donna" e, per tale motivo, derivanti da una "parte" e indirizzate automaticamente verso l'altra parte, ma sono parole espresse da una "persona" rivolte indiscriminatamente a tutte le persone, affinchè, in una comunità che pretende di essere civile, si affermi il principio fondamentale per la convivenza che è il RISPETTO RECIPROCO.
PREV.
Grazie Letizia per il ricordo che conservi di un giovane prof. di 28 anni che pur agli inizi della sua carriera riusciva a trasmettere quel senso profondo della vita e dell'importanza delle relazioni tra le persone all'insegna del rispetto e dell'amore. Nello scambio comunicativo davanti a noi non ci sono ombre, ma persone con storie, ansie, passioni, umori, piaceri, vicissitudini; ognuno di noi ha un valore indispensabile in questa vita per una sana e meravigliosa crescita umana. L'uomo ha fatto passi da giganti nel passato, speriamo che altri passi in avanti ci siano nel futuro.
RispondiEliminaGrazie ancora Letizia !!!
Hai un nome che rispecchia molto la tua persona e il tuo cuore. Ragione e cuore devono essere sempre vicini, l'uno ha bisogno sempre l'altro.
Sergio Scimè