giovedì 4 aprile 2013

Nel Sud del mondo, emozioni a confronto. Mostra fotografica di Andrea Sardo, recensione di Iolanda Salemi


La mostra fotografica che Andrea Sardo presenta al Castello Chiaramontano (Racalmuto), ha un percorso obbligato, un filo conduttore che si snoda fra le sale espositive. Parte dai confini del mondo, il Sud come dimensione dell'anima, come la siepe di Leopardi, non limite ma fonte d'ispirazione. Nella prima parte della mostra, l'elemento centrale è l'assenza umana, il tutto è sovrastato da “sovrumani silenzi”, ed il “naufragare è dolce” in quel mar de Bariloche, ripreso con grandangolo, dove il panorama supera i confini circoscritti del perimetro cartaceo. Ma la natura è consolante, i paesaggi non sono desolati, ma vivi, di una bellezza devastante, sottolineata anche dai colori caldi, che esprimono emozioni positive. 
A Castro Chile vediamo i colori della gioia, in una scala cromatica emozionale, in contrasto rispetto ai colori attenuati, ai chiaroscuri, alle zone d'ombra, che sottolineano la presenza umana.
La mostra fotografica di Andrea Sardo , rientra nel genere del reportage, è un taccuino di viaggio per strade meno note a viaggiatori convenzionali.
Un reportage dove non sono messi in evidenza i luoghi turistici, ma gli aspetti più vari della realtà, un ritratto dal vero tracciato con spirito naturalistico, come le scene descritte da Zola o Balzac. Andrea Sardo osserva la realtà con animo di fanciullo, la registra con l'occhio attento della sua fotocamera e ne fa denuncia sociale; e lo fa con discrezione , le immagini sono animate e mostrano uno scorcio di vita, che ci rimanda con la mente ad altre riflessioni. Il giovane fotografo ha fatto della sua arte il suo mezzo espressivo, le immagini che ci riporta dicono più di tante parole, denotano la sensibilità dell'autore verso istanze di giustizia sociale, egli si rivolge al mondo degli umili, dell'infanzia ed alla parte più intima dell'animo. Le immagini sono eloquenti e raccontano la loro storia, che è la storia dell'uomo, la fatica di vivere, il lavoro, l'infanzia tradita, i bambini che giocano da soli, recuperano il vocabolario della vita quotidiana. I soggetti che sceglie sono dettati dall'istinto e riesce a cogliere l'attimo fuggente di ogni situazione. Il leitmotiv è la solitudine dell'uomo, una solitudine esasperata, che investe anche il mondo degli animali. Nel Lago Escondido, in Patagonia, vediamo un sentiero che rappresenta il cammino dell'uomo alla ricerca di se stesso e del senso dell'esistenza. Quella strada di cui non si scorge la meta è l'iter della vita, si percepisce la velocità con cui l'uomo va incontro al proprio destino, e da l'idea dell'infinito e della solitudine dell'uomo che corre nell'affollato deserto della vita. Le foto del nostro fotografo non sono costruite, mancano di artifici tecnici, non sono ritoccate, proprio per il rispetto della realtà che rappresentano, e scaturiscono da un bisogno istintivo.


Iolanda Salemi

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