venerdì 4 gennaio 2013

RACALMUTO L'estirpazione forzata dei vigneti


di Pippo Picone
I vigneti di Racalmuto hanno subito notevoli danni a causa della insensibilità dei politici Siciliani. Tutti gli studiosi e i cultori della scienze e delle attività vitivinicole sono concordi che la prima crisi sia iniziata nell'800 con l'avvento dei tre principali flagelli della viticultura: l'oidio, la peronospera e la fillossera.
Oggi la vigna è la grande malata, per la quale tutti suggeriscono un'infinità di rimedi senza che alcuno si preoccupi mai di applicarli.
La mancanza di leggi efficaci e risolutive ostacolano l'avvio di una razionale ricostituzione viticola costringendo i nostri viticultori ad estirpare immense distese di vigne causando disoccupazione nel campo agricolo Racalmutese.
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Pippo Picone

1 commento:

  1. Gentile Pippo Picone,
    i vigneti, in realtà, subiscono più che in passato gli attacchi parassitari a volte violenti il cui rimedio non è sempre efficace.
    Facciamo qualche richiamo che può risultare utile.
    Fillossera della vite: Si tratta di un insetto (un afide) introdotto in Europa dall'America alla metà dell'800. Dopo la sua introduzione mise in pericolo l'esistenza della viticoltura europea, in quanto l'insetto, in numero elevatissimo si insediava sulle radici della vite determinandone comunemente la morte.
    Il problema, come ci ha insegnato alla Facoltà di Agraria di Palermo un professore, che era proprio di Racalmuto, è stato definitivamente risolto: Le piante di vite (cosiddetta europea) non sono state più piantate. Al loro posto sono state piantate le piantine (le cosiddette barbatelle) americane. Queste ultime hanno le radici resistenti agli attacchi della fillossera. Sulle barbatelle si innesta la vite europea e la viticoltura viene salvata.
    Quanto alle altre malattie bisogna fare una premessa.
    Fino agli anni 50 del secolo scorso (mi dice mio nonno) a Racalmuto si coltivavano solo alcune varietà: l'insolia, il catarratto e il nerello (lu nivurieddru) per la produzione del vino; e l'imperiale, le lacrime di madonna e lo zibbibo per l'uva da tavola.
    Subito dopo gli anni cinquanta si cominciarono ad introdurre una serie di varietà che si diceva essere più accette al gusto dei consumatori. Le varietà introdotte provenienti da climi e terreni differenti hanno sempre più subito l'attacco dei parassiti sia vegetali che animali, contro i quali si cominciarono a dismisura ad adoperare dei prodotti fitosanitari verso i quali i parassiti si sono mostrati sempre più resistenti.

    Inoltre, prima degli anni cinquanta la coltivazione della vite veniva eseguita praticamente nella stessa modalità: le piante erano impiantate ad alberello, ogni pianta costituiva un alberello distaccato dagli altri e non forzato nel suo accrescimento e nella sua produzione.
    Si disse che bisognava rinnovare e ammodernare gli impianti. Si fecero le spalliere, le tettoie e altre operazioni, che da un canto sembrarono più economiche, dall'altro costrinsero a fare trattamenti a tutto spiano a svantaggio soprattutto della salute dei consumatori e della qualità complessiva della produzione.

    Cosa fare? Ci sono molti che cominciano a pensare e ad attuare la rivalorizzazione delle varietà e delle metodiche tradizionali per puntare a una produzione di qualità e sicura dal punto di vista igienico-alimentare. Pagherai forse qualche centesimo in più, ma al tuo bambino offrirai maggiore sicurezza.
    Giuseppe, Agronomo




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