martedì 20 novembre 2012

Clandestino, un termine fuorviante. Racalmuto, un figlio più fragile.

Un importante seminario quello di ieri.  L'incontro "Mai dire clandestino", promosso da Malgrado tutto ha affrontato temi che stanno al centro del codice deontologico della "Carta di Roma", ma si è discusso anche di Racalmuto.
Il prefetto Francesca Ferrandino ha parlato del fenomeno migratorio in provincia di Agrigento, nel 2011 a Lampedusa sono approdate 50 mila persone, che raccontano storie di sofferenza. Un accenno anche al difficile momento che sta attraversando Racalmuto "un figlio più fragile che ha bisogno di maggiore attenzione".
Filippo Romano, commissario prefettizio del comune di Racalmuto, nel suo intervento ha affermato che Racalmuto, mentre vive le difficoltà del commissariamento, ha bisogno di ricondurre alle riflessioni sulle politiche di una buona e sana convivenza civile. Felice Cavallaro parla di Racalmuto come una realtà che sta soffrendo una condizione difficile, e che merita di poter aver restituito "l'ossigeno perché abbia il tempo di rinascere".
Clandestino è una parola carica di pregiudizi, di negatività, che rimanda a qualcosa di oscuro e illegale. Solo in Italia viene usata . Quando parliamo di immigrazione - spiega la giornalista Valentina Loiero - dobbiamo distinguere tra migrante regolare e migrante irregolare, tra rifugiato e richiedente asilo. "Mai clandestino, è un termine semplicemente fuorviante”
Nella sala del castello Chiaramontano  Laura Boldrini, portavoce Unhcr, presidente della Carta di Roma e Roberto Natale, presidente della federazione nazionale della stampa. All’incontro sono intervenuti anche Riccardo Arena, presidente dell’ordine dei giornalisti di Sicilia, Alberto Cicero, segretario dell’Assostampa regionale e Stelio Zaccaria segretario provinciale. 
Ha chiuso l'incontro Gaetanbo Savatteri, artefice di tutto insieme al gruppo di Malgrado tutto

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