domenica 6 novembre 2011

"Lettera aperta a Filumena Marturano" di Franco Puma

Ciao Filumè. Come stai?
E’ da tanto che non ci vediamo e non parliamo.
L’ultima volta che ci siamo visti è stato circa sette anni fà al Teatro Regina Margherita del mio paese. Allora il tuo personaggio veniva portato sulle scene da  Carla .
Da tanto tempo il padre aveva coltivato questo sogno.
 Portare in scena la “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo interpretata dalla Figlia.
Filumè ,quella serata, quando ci siamo visti a Teatro, è rimasta memorabile.
Fu un grande successo con il consenso sia del pubblico che della critica.
Ricordo, che io nel rivederti, come al solito mi sono commosso.
 In quel caso particolare, sul palco, a ricevere  l’applauso finale vi erano tre generazioni di attori che mi appartenevano. Mio suocero ,” Don Mimì Soriano” , mia moglie, “Filumena Marturano” e mio figlio che era anche tuo figlio nella parte.

Tu oggi ti stai chiedendo come mai io ti stia scrivendo dopo tanto tempo e perché.
In questi giorni , per caso , ho rivisto una persona che non vedevo da tempo e che  con te ha molte cose in comune.
Non so perché , o forse lo so anche troppo bene,  nel rivederla mi sono ricordato di te e della tua vita e capisco come ancora sia attuale e non anacronistico tutto quello che ti è successo anche se il tuo personaggio, creato da Eduardo  è del 1946 .
Tu ,“Filumena Marturano”, unica commedia di Eduardo dove il protagonista non sia  un uomo, ma una donna.
Donna  non solo nella commedia ma anche nella vita reale .
Sei la protagonista non solo perché la commedia ha il tuo nome, non solo perché obiettivamente il tuo ruolo è quello fondamentale nello svolgimento della storia, ma anche e soprattutto per la caratura del tuo  personaggio che si eleva di una spanna per dignità rispetto a quello di Domenico Soriano.
Sei una donna complessa, con una vita tormentata e faticosissima alle spalle, capace di tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Sei una “donna” che sa benissimo come fare la “femmina” ma il tuo ruolo principale è e rimarrà quello di  una grande donna.
Mamma mia quanti anni sono passati. Si sono alternate intere generazioni  e nulla è cambiato nel modo di agire e vivere di alcune persone. La menzogna, l’inganno e la pseudo furbizia  hanno fatto e fanno ancora da padrone.
Sai nell’ultimo periodo ho imparato tante cose che prima mi sfuggivano per disattenzione .
Una di queste è quella di giustificare sempre e a tutti i costi l’operato degli altri.
Ricordo quando abitavi in quel vicolo di San Liborio affumicato dove nella stagione calda non si respira per il forte calore mentre in inverno per il forte freddo ti battono i denti. Da quella casa, dove non entrava mai la luce nemmeno a mezzogiorno tu te ne sei andata perché una sera tuo padre ti chiese con l’eleganza di un elefante che ti dovevi dare da fare perché non vi era nulla da mangiare
Mi dicesti che quando mangiavi  e mettevi la forchetta nel piatto  ti sentivi guardata, osservata come  se stessi rubando il mangiare.
Tenevi solo tredici anni.
Sai Filumè, tanti anni fa , a tua insaputa, mi hai illuminato e forse salvato. Conoscendo la tua storia ho capito la vita e la storia di  tante altre donne .
Rimasi  come folgorato nello scoprire una realtà che mai avrei pensato che potesse esistere.
Restai per settimane impietrito e scioccato. Quante somiglianze , quanta storia in comune ,quante menzogne e inganni.
Tu  sei stata una grande donna. Molte  invece sono solo delle femmine.
Tu hai saputo amare e non hai  mai confuso la passione con l’amore.
Tu hai rubato per crescere e dare un avvenire ai tuoi figli.
Tu li hai seguiti e continui a seguirli da grandi.
Prima ti nascondevi a loro per la vergogna. Oggi devi solo essere orgogliosa di te stessa per come li hai educati e indirizzati secondo le loro tendenze e passioni.
Tu hai ingannato per sopravvivere a quello che i tuoi genitori non ti avevano mai dato.
Genitore ,è termine che rimanda a generare. Si diventa genitori a seguito di un atto, speriamo d’amore, a seguito di un gesto che mette insieme i sessi maschili e femminili, uno che entra e l’altro che accoglie. La genitorialità è un atto biologico legato agli istinti. Essere padre e madre è un atto di responsabilità estrema. Si può essere genitori ,persino genitori di razza, ma non padre e madre o viceversa essere padre e madre senza aver generato.
Sai Filumè , nessuno è perfetto, e , per la logica delle cose , una persona e tanto meno perfetta quanto maggiori sono le sue responsabilità. I genitori hanno moltissime responsabilità ,perciò necessariamente imperfetti.
Tu hai amato quando hai generato i tuoi figli. E’ in quel bigliettino dove hai segnato una data vi era racchiuso il più grande atto di amore che una donna può dare ad un uomo,  Mimi Soriano.
Si ,Domenico Soriano, uomo cinico e pieno di sé. Domenico Soriano che  affronta la donna con la decisa volontà di colui il quale non vede limiti né ostacoli, pur di far trionfare la sua sacrosanta ragione, pur di spezzare l'infamia e mettere a nudo, di fronte al mondo, la bassezza con cui fu possibile ingannarlo. Si sente offeso, oltragiato, colpito in qualche cosa, secondo lui, di sacro, che non può né intende confessare.
 Il fatto, poi, che egli possa apparire un vinto al cospetto della gente, gli sconvolge addirittura il cervello, gli fa perdere i lumi della ragione. È un uomo robusto, sano, sui cinquant'anni. Cinquant'anni ben vissuti. Gli agi e la cospicua posizione finanziaria lo hanno conservato di spirito acceso e di aspetto giovanile.
La «buonanima» di suo padre, Raimondo Soriano, uno tra i più ricchi e furbi dolcieri di Napoli, che aveva fabbriche ai Vergini ed a Forcella, nonché negozi elegantissimi a Toledo e a Foria, non aveva occhi che per lui. I capricci di don Domenico (da giovanotto era conosciuto come: «'O Signurino don Mimi»), non avevano limiti, né per la loro stravaganza, né per la loro originalità. Fecero epoca; si raccontano ancora a Napoli. Appassionato amatore di cavalli, e di donne.
Capace di trascorrere mezze giornate a rievocare con gli amici le prodezze agonistiche, le «gesta » dei più importanti esemplari equini e femminili che passarono per le sue nutrite scuderie e per il suo letto. Ora è li, in pantalone e giacca da pigiama, sommariamente abbottonati, pallido e convulso di fronte a Filumena, a quella donna «da niente» che, per tanti anni, è stata trattata da lui come una schiava e che ora lo tiene in pugno, per schiacciarlo come un pulcino.
Filumena Marturano, donna che non sa leggere ma piena di cultura. Si, la cultura  che ti da la vita ,che hai passato e il mondo che hai conosciuto. La cultura del sopravvivere ad un mondo pieno di insidie e di egoismo.
Un’esperienza che poche persone possono avere.
Sai Filumè , oggi la società è cambiata rispetto ai tuoi tempi. Oggi i figli si abbandonano.
Si abbandonano magari in un ospedale , in un cassonetto di immondizia. Oggi si uccidono e non solo materialmente ma anche moralmente  con il cattivo esempio che diamo noi genitori.
Quanti figli potranno essere orgogliosi della propria madre o del proprio padre ? Quanti figli un giorno potranno ringraziare i propri genitori per averli educati nella giusta maniera e portati in un punto della loro esistenza contenti di essere quello che sono?
Ieri guardavo i miei figli dormire e anche se grandi in sonno li ho baciati. Per me erano i bambini di sempre. Dopo tanto tempo li ritrovavo ancora insieme nel loro letto. Ricordo un film di Verdone “Al Lupo al Lupo” dove il padre, grande pittore e scultore, stanco della propria esistenza ,lascia tutto e tutti senza dare notizie e si rifugia in una cava di marmo. Quella cava era il suo mondo dove aveva creato tante opere. Nel ricercare il padre i tre figli, ormai affermati, lo ritrovano in quella casa.
Il padre , contento di rivederli, chiede ai tre figli di posare per lui per fare il loro ritratto.
Li dipinge con i volti di quando erano piccoli. Che scena meravigliosa.
Io ,come quel padre, forse , a volte non sono stato attento come dovevo esserlo. Carla no. Carla  conoscendoti meglio di me e seguendo il tuo esempio, li ha fatti crescere in maniera splendida. Ora sono degli uomini ,e come tu ci hai insegnato, i figli devono essere tutti uguali.
Quando ricordo le attrici che hanno interpretato il tuo personaggio mi si riempie il cuore:
nelle grandi compagnie teatrali da Titina De Filippo a Regina Bianchi a Pupella Maggio a Valeria Moriconi a Isa Danieli a Lina Sastri   a Mariangela Melato e non per ultima Sophia Loren.
Anche nelle compagnie amatoriali da Maria Iavarone, Carla Carafa, Angela Montalbano etc. Che grandi donne. Donne , e non femmine da quattro soldi , che  nella vita hanno dato e daranno sempre l’esempio di donne.
Filumè ora ti devo lasciare. Sai in questo periodo ho ritrovato il piacere di scrivere. Quando si scrive nulla può essere travisato o confuso. Nello scrivere non si può confondere la verità con la menzogna. Scrivendo si conosce un po’ se stessi perché per scrivere si deve pensare e pensando si impara. Io ho imparato anche grazie a te.
Salutami Domenico  e digli da parte mia che non è importante conoscere chi è il suo vero figlio ma importante è amare e seguire i figli in egual misura. Digli pure che non deve sempre essere l’egoista che è stato e pensare sempre a se stesso e che a cinquantadue anni  passati non può più permettersi di fare il “farinello” con le donne . Il suo tempo è passato.
Salutami i tuoi figli e in particolare Michele, lo stagnino, forse il più sensibile dei tuoi figli e forse quello che più mi assomiglia . Salutami anche Umberto e digli di studiare sempre. Digli da parte mia che la cultura crea i potenti. Ricorda a Riccardo che in questo momento le cose in economia vanno male e deve stare molto attento nel suo negozio. Ricorda anche a Riccardo di trovarsi una bella ragazza e non fare come tanti giovani d’oggi che pensano solo ad una cosa….giacere in un letto con una donna qualsiasi essa sia.
Grazie ancora Filumè per tutto quello che hai fatto per me.
Spero di rivederti presto per farci una chiacchierata di presenza ,magari al San Carlo a Napoli , al Politeama o al Massimo di Palermo ma anche nel mio paese al teatro Regina Margherita.
Spero di rivederti anche nelle Scuole  magari in una palestra adibita in malo modo  a teatro.
Filumè “Quant'è bello a chiàgnere...”
He curruto... he curruto... te si' mmisa appaura... si' caduta... te si' aizata... te si' arranfecata... He penzato, e 'o ppenzà stanca... Mo nun he 'a correre cchiu, non he 'a penzà cchiu... Ripòsate!
'E figlie so' ffiglie... E so' tutte eguale... Hai ragione, Filume', hai ragione tu!
Tuo affezionatissimo

Franco Puma



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