Si potrebbe diffondere la percezione, errata, che io porti sfiga ai “diversamente onesti”. Che coloro che da me vengono “attenzionati” poi cadano in disgrazia. Pare che chi non ha propriamente le carte a posto, controlli compulsivamente di non essere citato nei miei articoli o nelle mie lettere. Solo allora tira un sospiro di sollievo, come se scoprisse di non essere intercettato. (...)
Oggi, invece, tocca a Salvatore Petrotto, sindaco di Racalmuto (AG). Il sindaco ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. La DDA lo accusa di aver favorito Cosa nostra, con l’affidamento diretto di due lavori a imprese riconducibili all’ex boss Maurizio Di Gati. A dirlo è proprio Di Gati, che oggi è collaboratore di giustizia; secondo l’ex boss, Petrotto avrebbe anche inscenato i molteplici attentati di cui fu “vittima” a partire dal 1993.
Mi ero occupata di lui il 16 febbraio scorso quando il primo cittadino della città che fu di Leonardo Sciascia (si può parlare a buon diritto di involuzione della specie), ex coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori di Agrigento e giunto ora al terzo mandato, aveva scritto una lettera al deputato dei “responsabili” Scilipoti affinchè si impegnasse per assegnare il premio Sciascia “Per una giustizia giusta”, da lui stesso inventato sul momento, al Presidente Berlusconi, pluriindagato e imputato al Tribunale di Milano per concussione e prostituzione minorile.
Avevo compreso che con Berlusconi Petrotto aveva una “comunione” giudiziaria. Infatti oltre una dozzina di indagini della Procura di Agrigento lo hanno visto attore protagonista; in perfetto stile berlusconiano e molto poco dipietrista ha dichiarato di sentirsi ‘perseguitato’. Il 23 gennaio è stato chiesto il suo rinvio a giudizio nell’ambito del procedimento legato all’inchiesta ‘Giochi di potere’ sulla realizzazione di tre alberghi finanziati dalla Comunità Europea e finiti sotto sequestro nel gennaio del 2008.
In fine, lo scorso anno, prima di venire coinvolto in un’inchiesta per spaccio di droga, Petrotto aveva ammesso d’aver fatto uso di cocaina, precisando però che si trattava «di episodi sporadici collegati ad un momento particolare della mia vita».
Ora pare abbia rimesso il suo mandato nelle mani del consiglio comunale. Il mio consiglio è uno: rassegni le dimissioni e lasci per sempre la politica, oppure diventi premier e imiti il suo riferimento morale, depenalizzi il favoreggiamento alla mafia e il consumo di droga.
Sonia Alfano, Italia dei valori
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