
Devo confessare che più di un lettore di Grandangolo mi ha mosso l’appunto, di essere stato ridondante, per non aver perso occasione di citare il nome dello scrittore racalmutese tra le mie modestissime considerazioni “grandangolari”.
A questi pubblicamente rispondo che in fondo le cose intelligenti sono quasi sempre state dette da qualcun altro, ancor prima che noi le pensassimo.
A volte basta solo ricordare le osservazioni fatte, da persone che hanno dimostrato una sagacia di gran lunga superiore alla nostra, per dirigere al punto giusto i ragionamenti che vogliamo seguire.
E dunque come non considerare questa affermazione di Nanà:” Bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l’Italia”.Figurarsi a Racalmuto dove ogni cosa ed ogni fatto appare bello e pronto per essere confezionato in romanzo, in commedia e dunque finire in letteratura.
Qui dove, “todo modo”, tutto si crea e nulla si distrugge, come i comportamenti “discoli” del Sindaco del paese.
Nulla ci facciamo mancare nelle nostre storie, proprio come nei romanzi sciasciani che si rispettano, non è assente il prete e neppure il carabiniere.
C’è dunque il maresciallo della stazione dei Carabinieri di Racalmuto, Alessandro Costa, a cui il Sindaco di Regalpetra offre beffardemente, alla presenza del Capitano, la sua poltrona di Sindaco.
L’arciprete di Regalpetra, Don Diego Martorana, che redarguisce a suo modo il primo cittadino sostenendo che: “La vicenda personale di Salvatore Petrotto ci fa capire che tutti possiamo sbagliare e che nessuno deve meravigliarsi. Certo per lui che ricopre una carica pubblica l’errore è doppio. Ma Cristo ci insegna che la speranza vince sempre. Apprezzo anche la decisione di chiedere scusa e abbandonare le calunnie e le polemiche, senza rancori. E così devono fare tutti, anche chi in questi anni ha fatto opposizione”.
Una redenzione Manzoniana, attraverso il dolore, quella sperata da Don Diego, che seppur buttando il bambino e l’acqua sporca , si augura che il pentimento del Sindaco possa servire da esempio.
Un po’ come agiscono i padri quando i figli litigano fra di loro, l’Arciprete di Racalmuto, in una parte del suo discorso, schiaffeggia con severità entrambi i bambini, sindaco ed opposizione.
Si vuole forse attribuire a quest’ultima il peccato dell’induzione all’umana debolezza?
Mettere sullo steso piano opposizione e sindaco si tratta di un vero lapsus, che poco avrebbe gradito lo scrittore Leonardo Sciascia, il quale non esitava a definire gli atteggiamenti della Chiesa, quando costretta ad occuparsi di politica, di “cerchiobottismo”.
I fatti finiti sulla cronaca nazionale, al di là dell’aspetto goliardico con il quale il sindaco sembra oggi volerli affrontare, hanno dunque provocato gravi danni all’immagine della cittadina.

Al di là dei costi della reclame, affrontati da un Municipio finanziariamente all’osso, ritengo che tale forma di pubblicità locale sia alquanto inutile, specialmente se finalizzata a porre rimedio.
Penso che quando il buco sia notevolmente più grande del rattoppo che si vorrebbe utilizzare per ricoprirlo, citando il verso di una poesia catanese, serva solo conservare la stoffa: “sarba la pezza si nun veni lu pirtusu”
Qualche effetto comunque potrebbe sortire quello spot, in onda sull’emittente teleacras, magari potrebbe ammorbidire un tantino, data la durezza degli argomenti, le attenzioni sull’argomento e sugli eventuali risvolti.
Genio e sregolatezza, successivamente alla richiesta di perdono e dopo la sua ammissione, preceduta dal vocio dell’esistenza di intercettazioni, il primo cittadino di Racalmuto non volendo e potendo fare altro la butta in commedia, seppur divina: “Guai a voi, anime prave, non isperate mai veder lo cielo, io vegno per menarvi all’altra riva, nelle tenebre eterne, in caldo ed gelo’ Attendo che la mia Caronte, Alessandra Mussolini, traghetti la mia anima dannata oltre la sponda dell’infernale Acheronte, per il gravissimo errore da me commesso allorquando, non tanto ebbi modo di sniffare, da Sindaco, ma addirittura di dirlo al mondo intero, di confessarlo, urbi et orbi, sfigurando, sfregiando non solo le Pubbliche Istituzioni ma anche la Casta dei Politici, costretta a pagare ogni tanto con qualche capro espiatorio, vedi il caso di Marrazzo”.
Originale e flessibile il sindaco di Regalpetra, tenta di rimetterla dunque in politica?
Attraverso un viaggio stravagante quanto complicato tra Dante, Mussolini ed Hitler fa riemergere il gladiatore che c’è in lui.
Affiora la sua anima radicale, sconosciuta a molti prima del fattaccio, che forse era offuscata.
Ed ecco ancora venire in mente lo scrittore racalmutese: “Vissi e mi contraddissi”.
Dunque volendo lanciare una proposta simile a quella avanzata negli anni settanta dal partito di Pannella, che sembrava ormai dimenticata, il sindaco di Racalmuto, scrive facendo sue le seguenti parole:“Vorrei essere libero, libero di correre in una prateria, libero di respirare aria pura, di guardare il cielo e la terra nel loro congiungersi, abbandonandomi alle panteistiche pulsioni irradiate dalla benigna Natura ed, all’unisono con Essa, far librare in volo il ben dell’intelletto, facendo tesoro di quel sesto senso che segue o precede gli altri cinque.
Guardare, sentire, toccare, odorare e gustare tutti i piaceri del mondo, al di là del bene e del male, scavando dentro la mia interiorità, trascinata dagli elementi di questo mondo”.
Una sfrenata voglia di vivere la sua vita liberamente, in ogni senso, emerge dunque dalle dichiarazioni apparse sul blog che lasciano intuire, “malgrado tutto”, la non benchè minima intenzione di lasciare la poltrona o di discutere sul da farsi con i propri concittadini.
Intuendo la debolezza dei gruppi di opposizione, i quali ad oggi non riescono, vada come vada, a presentare ufficialmente la mozione di sfiducia o ad affiggere un semplice manifesto di protesta, il Sindaco di Regalpetra sembra avere l’intenzione di andare avanti sino alla fine della legislatura.
Non curante di ferire e urtare la suscettibilità dei cittadini che lo hanno perdonato, verso cui dimostra ancora di provare risentimento e stizza.
Alzando il dito medio verso l'alto e tenendo strette alla mano contemporaneamente le altre dita, protetto dal perdono, rimane arroccato dunque alle sue posizioni, continuando ad amministrare con quella parte della città che condivide il suo turbolento recente passato.
Vivi e lascia vivere è il suo messaggio deciso,forte e sicuro apparso sul blog Regalpetra Libera: "Sono un sindaco maledetto, perché ho confessato. Ebbene si! Sono un maledetto sfrontato che ha l’ardire di insistere nel rappresentare le Pubbliche Istituzioni anche dopo aver ammesso alcune sniffate di coca, assieme ad amici e parenti." (Salvatore Petrotto ancora Sindaco di Racalmuto)
E Leonardo Sciascia avrebbe ancora certamente detto in questa circostanza che:“La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini”.
Giovanni Salvo
Nessun commento:
Posta un commento