La cantina sociale “La Torre” ha un futuro?
In merito alle considerazioni dell’ing. Cutaia, attuale presidente della cantina sociale “La Torre”, pubblicate sul blog “Regalpetra libera Racalmuto” intendo esprimere alcune mie considerazioni.
Preliminarmente colgo l’occasione per complimentarmi con i responsabili del sito, con Sergio Scimè in particolare, che con tanta professionalità e motivazione è riuscito a trasformare il blog in una vera piazza, in un luogo di incontro, di dibattito, di confronto ideologico e culturale.
Questa è l’unica considerazione che condivido con l’ing. Cutaia. Per il resto, mi sia consentito esprimere alcune riflessioni sulla cantina che divergono sostanzialmente con quelle dell’ing. Cutaia.
Mi sono fatto carico di indire un incontro, richiestomi da più parti, agricoltori, amministratori di Comuni limitrofi, e da alcuni rappresentanti di organizzazioni di categoria del comparto agricolo, per valutare i fatti incresciosi e antidemocratici accaduti domenica 24 gennaio presso la cantina sociale “la torre” in occasione dell’assemblea dei soci convocata per l’approvazione del bilancio.
In quella occasione, il Presidente della cantina ha disposto la chiusura dei cancelli per interdire l’accesso e la partecipazione ai lavori dell’assemblea ai numerosi operatori del settore vitivinicolo presentatisi per conto dei loro congiunti soci, facenti parte della stessa azienda-famiglia agricola, i quali conferiscono le uve materialmente alla cantina, e che avevano il desiderio di assistere ai lavori, consapevoli di non potere partecipare alla votazione.
Tale diniego è stato fatto anche a chi puntualmente si è presentato con una delega sottoscritta dal socio congiunto.
Lo stesso diniego è stato fatto ad amministratori locali, compreso il sottoscritto, assessori e consiglieri comunali di Grotte, Racalmuto e Milena.
Lo stesso diniego è stato fatto ad alcuni rappresentanti di organizzazioni di categoria a livello provinciale e locale.
Tale comportamento appare ancor più grave in quanto è portato avanti dall’ing. Cutaia che, oltre che a definirsi uomo di cultura, dichiara di avere a cuore le sorti della cantina ed il rilancio del comparto vitivinicolo.
In un momento di una così grave crisi, che io definisco “dramma sociale” il presidente della cantina intende portare avanti tale rilancio chiudendo i cancelli, sottraendosi al confronto, non dialogando con le istituzioni e con i rappresentanti sindacali.
Siamo convinti che la più importante infrastruttura ed una delle poche risorse del nostro territorio è rappresentata dall’agricoltura e che in un’agricoltura razionalmente sviluppata possono trovarsi le risposte occupazionali per i nostri giovani. Abbiamo sempre lavorato in questa direzione con concretezza e con proposte serie, che l’ing. Cutaia banalizza, che potrebbero invece determinare una inversione di tendenza rispetto alla crisi che la struttura e l’intero comparto sta vivendo. E’ la proposta di realizzare uno stand di promozione e un punto di vendita dei vini della cantina al centro commerciale “le vigne” (visitato mediamente da circa 10.000 persone al giorno) che potrebbe rappresentare uno dei primi passi per la creazione di una reale rete di vendita che la cantina sociale “la torre” non ha mai avuto.
Ammette, l’ing. Cutaia, che la qualità dell’uva è lasciato al libero arbitrio dei produttori e molte volte o, nella maggior parte dei casi, la sua qualità è scadente.
Ma non dovrebbe essere compito istituzionale della cantina dare assistenza tecnica ai soci durante l’intera campagna agraria al fine di raggiungere una migliore qualità dell’uva con esperti che lavorino a fianco dei produttori?
Per partecipare ai bandi di riconversione dei vigneti, con l’obbiettivo proprio di migliorare la qualità dell’uva, è richiesto al singolo imprenditore di partecipare al bando con un minimo di due ettari da riconvertire, requisito questo difficile da rispettare data l’esiguità delle nostre aziende e la frammentazione della proprietà.
E’ consentito, invece, all’organismo associativo, quindi alla cantina, di potere concorrere con piani di riconversione in nome e per conto dei soci che non raggiungono il requisito minimo.
Ha mai la cantina, con questo proposito, chiamato i soci e presentato un progetto?
Ha mai beneficiato di un finanziamento comunitario?
Il Presidente della cantina, perciò, non cerchi alibi e se, poi, è a conoscenza di tentativi di lottizzazione li denunci pubblicamente.
Il Sindaco di Grotte
In merito alle considerazioni dell’ing. Cutaia, attuale presidente della cantina sociale “La Torre”, pubblicate sul blog “Regalpetra libera Racalmuto” intendo esprimere alcune mie considerazioni.
Preliminarmente colgo l’occasione per complimentarmi con i responsabili del sito, con Sergio Scimè in particolare, che con tanta professionalità e motivazione è riuscito a trasformare il blog in una vera piazza, in un luogo di incontro, di dibattito, di confronto ideologico e culturale.
Questa è l’unica considerazione che condivido con l’ing. Cutaia. Per il resto, mi sia consentito esprimere alcune riflessioni sulla cantina che divergono sostanzialmente con quelle dell’ing. Cutaia.
Mi sono fatto carico di indire un incontro, richiestomi da più parti, agricoltori, amministratori di Comuni limitrofi, e da alcuni rappresentanti di organizzazioni di categoria del comparto agricolo, per valutare i fatti incresciosi e antidemocratici accaduti domenica 24 gennaio presso la cantina sociale “la torre” in occasione dell’assemblea dei soci convocata per l’approvazione del bilancio.
In quella occasione, il Presidente della cantina ha disposto la chiusura dei cancelli per interdire l’accesso e la partecipazione ai lavori dell’assemblea ai numerosi operatori del settore vitivinicolo presentatisi per conto dei loro congiunti soci, facenti parte della stessa azienda-famiglia agricola, i quali conferiscono le uve materialmente alla cantina, e che avevano il desiderio di assistere ai lavori, consapevoli di non potere partecipare alla votazione.
Tale diniego è stato fatto anche a chi puntualmente si è presentato con una delega sottoscritta dal socio congiunto.
Lo stesso diniego è stato fatto ad amministratori locali, compreso il sottoscritto, assessori e consiglieri comunali di Grotte, Racalmuto e Milena.
Lo stesso diniego è stato fatto ad alcuni rappresentanti di organizzazioni di categoria a livello provinciale e locale.
Tale comportamento appare ancor più grave in quanto è portato avanti dall’ing. Cutaia che, oltre che a definirsi uomo di cultura, dichiara di avere a cuore le sorti della cantina ed il rilancio del comparto vitivinicolo.
In un momento di una così grave crisi, che io definisco “dramma sociale” il presidente della cantina intende portare avanti tale rilancio chiudendo i cancelli, sottraendosi al confronto, non dialogando con le istituzioni e con i rappresentanti sindacali.
Siamo convinti che la più importante infrastruttura ed una delle poche risorse del nostro territorio è rappresentata dall’agricoltura e che in un’agricoltura razionalmente sviluppata possono trovarsi le risposte occupazionali per i nostri giovani. Abbiamo sempre lavorato in questa direzione con concretezza e con proposte serie, che l’ing. Cutaia banalizza, che potrebbero invece determinare una inversione di tendenza rispetto alla crisi che la struttura e l’intero comparto sta vivendo. E’ la proposta di realizzare uno stand di promozione e un punto di vendita dei vini della cantina al centro commerciale “le vigne” (visitato mediamente da circa 10.000 persone al giorno) che potrebbe rappresentare uno dei primi passi per la creazione di una reale rete di vendita che la cantina sociale “la torre” non ha mai avuto.
Ammette, l’ing. Cutaia, che la qualità dell’uva è lasciato al libero arbitrio dei produttori e molte volte o, nella maggior parte dei casi, la sua qualità è scadente.
Ma non dovrebbe essere compito istituzionale della cantina dare assistenza tecnica ai soci durante l’intera campagna agraria al fine di raggiungere una migliore qualità dell’uva con esperti che lavorino a fianco dei produttori?
Per partecipare ai bandi di riconversione dei vigneti, con l’obbiettivo proprio di migliorare la qualità dell’uva, è richiesto al singolo imprenditore di partecipare al bando con un minimo di due ettari da riconvertire, requisito questo difficile da rispettare data l’esiguità delle nostre aziende e la frammentazione della proprietà.
E’ consentito, invece, all’organismo associativo, quindi alla cantina, di potere concorrere con piani di riconversione in nome e per conto dei soci che non raggiungono il requisito minimo.
Ha mai la cantina, con questo proposito, chiamato i soci e presentato un progetto?
Ha mai beneficiato di un finanziamento comunitario?
Il Presidente della cantina, perciò, non cerchi alibi e se, poi, è a conoscenza di tentativi di lottizzazione li denunci pubblicamente.
Il Sindaco di Grotte
Paolo Pilato
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