domenica 17 gennaio 2010

Par condicio: Guagliano, Petrotto, Mulè, Salvo


Comitato la Matina 17 gennaio alle ore 13.03 Rispondi
Si profila per la Regalpetra di Sciasciana memoria, per il suo territorio l'ennesimo miraggio.
Luoghi belli e suggestivi, climaticamente gradevoli e tuttavia eclusi dai “grandi flussi” del benessere e della ricchezza, sfavillante ed opulenta, della società post-moderna.
Oggi attraverso l'industria energetica, si sogna l'affrancamento, non solo, da un'insoddisfacente condizione materiale, ma anche da un eterno complesso di inferiorità, che connota il territorio ed il suo “capitale umano”.
Come negli anni '70, '80, '90, il miraggio industriale questa volta pare concretizzarsi attraverso il lento ma costante vorticare di enormi eliche.
Ieri come oggi, però, nessuna valutazione viene fatta dal punto di vista degli svantaggi e degli eventuali vantaggi di una tale industria.
Mentre i proprietari dei terreni, gli agricoltori si fermano a considerare le poche migliaia di euro spuntate per ogni installazione, il Comune rimpingua l' anemico bilancio con le royalty.
Ma a fronte di poche migliaia di euro la comunità cittadina detentrice della “risorsa ambientale” e l'Amministrazione che la rappresenta non hanno ancora provato a valutare il contrappasso da pagare ad una simile trasformazione.
Un paesaggio irrimediabilmente compromesso, una campagna ridotta ad un immenso campo industriale, la compromissione dello sky line delle colline, la rinuncia definitiva ad una potenziale valorizzazione agricola, turistica ed ambientale del territorio, la deviazione delle falde acquifere lo sconvolgimento ambientale; decine e decine di chilometri di elettrodotti siti archeologici cancellati.
Per altro verso, c'è da dire che la produzione d'energia richiede pochissima manodopera.
Dunque, nessun vantaggio per i giovani e per i tanti disoccupati in cerca di lavoro.
D'altra parte, anche i maggiori introiti per i proprietari dei fondi e le royalty incassate dall'Ente Pubblico poco modificheranno negli indici il livello economico di Regalpetra.
Anzi, rischiano di perpetuare il miraggio dell'industrializzazione e di aumentare l'economia di rendita e/o assistenziale, confermando il solito stereotipo del pozzo senza fondo delle are “sottosviluppate”.
Pari conseguenze si potranno riscontrare anche sul versante psicologico ed umano accentuando il complesso di marginalità e spegnendo i nuovi fuochi di iniziativa imprenditoriale di tipo turistico-culturale che si erano accesi qua e là a rischiarare, sempre più frequentemente negli ultimi anni, la notte Regalpetrese.
Sarebbe importante ricordare che si può essere “arretrati” ed autonomi e moderni e subalterni.
Solo un'idea forte di autonomia può mettere fine all'era della passività di questo paese”.
Forse per questa terra era giunto il momento di superare la post modernità e di ritrovare una rinnovata autonomia, ma ancora una volta il vento non è favorevole ad uno schiarimento di questi cieli azzurri, sempre più oscurati dalle nubi delle umane miserie.
Un bel modo per ricordare Sciascia e la sua Regalpetra.

Salvatore Petrotto 17 gennaio alle ore 13.51 Rispondi
Credo che questi giudizi assoluti siano un pò ingenerosi.
Chiunque può oggi produrre con il sole, il vento o le biomasse, energia.

Tutti, famiglie, piccole e medie imprese, possono installare i loro impianti.
Tant'è che a Racalmuto sono previste decine e decine di impianti solari e non solo.
Sempre meglio del nucleare, del carbone o del petrolio.

Io, questi pensieri apocalittici, non riesco a comprenderli a pieno, quando ancora adesso a Gela, a Priolo, ad Augusta o a Milazzo, continuano a morire per l'inquinamento.
E quando tutti quanti possiamo produrre energie pulite, si continua a condannare ogni sussulto di cambiamento in meglio.
Mi dispiace veramente!
Per fortuna che il mondo sta cambiando in meglio, grazie al vento od al sole, stavolta non ci fregate con il nucleare o con petrolio e carbone, per farci morire tutti quanti avvelenati.
Questa storia, anche quella di Racalmuto, stavolta è una storia pulita per tutti, sicuramente molto più pulita del passato e del presente di posti come, appunto, Gela Augusta, Priolo o Milazzo.
Od ancora la previsione della centrale nucleare di Palma di Montechiaro od all'esplosivo rigassificatore di Porto Empedocle che equivale a centomila bombe atomiche.
Ditele queste cose, per favore.

Carmelo Mulè 17 gennaio alle ore 19.06 Rispondi
Condivido quanto riguarda, il carbone, il nucleare e il petrolio; non condivido le scelte sull'eolico senza nessuna osservazione e osservanza nel rispetto del paesaggio. Questa è terra da valorizzare e sulla quale progettare, in modo serio e sereno, un possibile futuro se può esserci, anche nel rispetto delle cose che da anni si vanno predicando. Turismo e sviluppo, occupiamoci di questo. Occupiamoci di centro storico e di possibile riabilitazione di quanto esiste al suo interno, di agricoltura e di quanto esiste da salvaguardare, come il pistacchio di bronte: ad esempio.


Giovanni Salvo 17 gennaio alle ore 22.38
VENTO è STATO e VENTO è
Una volta dalle nostre parti si diceva: “chi semina vento raccoglie tempesta”, ma negli ultimi tempi non pare proprio essere più così.
Ecco la schizofrenia di oggi: il vento. Ci si buttano tutti su questa energia. È il futuro. Ci si buttano i petrolieri. Ci si buttano l'Enel, l'ENI. Ma il loro core business, il centro del loro lavoro, per il 95% rimarrà sempre il petrolio marcio. Si buttano su queste cose perché hanno i finanziamenti pubblici. Allora succede così: cosa vuol dire "pubblico" e cosa vuol dire "privato"? Il pubblico ci dovrebbe mettere il vento, il privato l'impianto. Ora, si rischia di fare come in Sardegna, come in Sicilia, in questi posti. Che il pubblico mette il vento e i sodi e i ricavi dell'energia vanno in una finanziaria in Lussemburgo. Vanno dai grandi manager".
Questa considerazione, poco autorevole, in quanto espressa da un comico come Beppe Grillo è stata, per certi versi, suffragata in questi giorni con una nota autorevole a firma del Sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, dal titolo:
“ Totò Moncada, Nostrano Eolo Agrigentino contro l'Assessore Irriverente, Marco Venturi”.
L’articolo, in buona sostanza, si riferisce al giro di vite che la regione ha effettuato, riducendo i finanziamenti a fondo perduto che il governo precedente, presieduto da Cuffaro, ha generosamente elargito a sostegno delle fonti rinnovabili di energia (pali eolici).
Il Sindaco di Racalmuto non credendo, giustamente, nella storia del buon samaritano e ancor meno in quella del re dell’eolico Moncada ha scritto: “Per tutta quanta la stampa agrigentina non è semplicemente una sorta di Dio pagano, ma è qualcosa di più, è il Salvatore della Patria Agrigentina. Totò, finalmente ci toglierà tutto il fango che c'è in fondo al mare, con il dragaggio del porto di Porto Empedocle.
Peccato che difficilmente riuscirà a togliere di mezzo il fango che c'è in superficie.
L’inequivocabile riferimento è alla disponibilità dell’impresa Moncada di Agrigento a realizzare, gratuitamente, opere pubbliche di qua e di là.
Ultima “opera di bene” dovrebbe essere il tanto atteso dragaggio del porto di Porto Empedocle, opera che si aggirerebbe sul costo di circa due milioni e mezzo di euro.
E qui Petrotto fa un’altra osservazione: Totò è il buon costruttore di Caserme.
E' l'unico che riesce, in piena crisi, ad aprire industrie a destra ed a manca, in Sicilia ed all'Estero.
E giustamente a noi ci viene da chiederci, potenza del vento?.
Insomma il Sindaco ha rivolto il suo coraggioso dito verso gli arricchimenti facili di alcuni a discapito degli altri,
continuando così: In fin dei conti, che ce frega se a tutti quanti l'energia elettrica, comunque venga prodotta, o in maniera sporca, oppure in maniera pulita, a tutti quanti noi, ripeto, ci costa sempre di più e che malgrado Totò, il Dio del vento, continuiamo a precipitare sempre più in basso, in un vortice di sottosviluppo degno di antichi regimi sudamericani, in cui la ricchezza è concentrata esclusivamente in pochissime mani, mentre il 90% del popolo muore di fame.
Dunque Totò, il nostro Sindaco, ci ha aperto gli occhi, ci ha fatto riflettere sul business che gira sugli impianti dei pali eolici.
Ed ecco cambiare di botto le condizioni meterologiche che Totò, non Cuffaro ma Petrotto, difendere l’eolico e dire ai suoi concittadini:
Eolico e Solare salveranno l'ambiente, la nostra salute e ci faranno risparmiare parecchi soldi a tutti quanti.
E’ bastato poco e il vento si è voltato, che volete il vento si sa è così è imprevedibile, cambia.
Il titolo questa volta riguarda i pali eolici che dovrebbero essere, e noi diciamo anche in questo caso giustamente, installati a Racalmuto, sul monte castelluccio, e che un comitato di cittadini non vorrebbe si impiantassero li.
Però malgrado il nostro fiducioso giustamente in questa storia qualche cosa stride, ulula troppo, ci vuole il vento in chiesa ma non può spegnere le candele.
Come fa Totò, non Moncada bensì Petrotto, con tutti sti Totò meglio specificare, a metterci in guardia sulla bora speculativa dell’eolico che ha soffiato su Agrigento e nello stesso tempo rassicurarci sul ponentino, che alitando su Racalmuto, farebbe risparmiare addirittura la collettività racalmutese.
Ci si vuol far credere che il nostro è il migliore dei mondi possibili, avulso dalle raffiche dei facili guadagni, dove la ricchezza o qualsiasi altra forma di vantaggio, fosse stata essa rappresentata da un solo posto di lavoro, sia mai stata distribuita equamente, nella lunga storia di questo nostro paesino?
Il vento si sà fa il suo giro e ritorna, speriamo dunque che domani, quando quello che soffia dalle colline dell’est racalmutese, non ci costringerà a scoprire la nostalgia per tutto ciò che è perduto e la difficoltà di vivere la cruda realtà di ogni giorno e che principalmente il vento, vento è stato e vento è.
In fin dei conti Via col Vento: domani è un altro giorno.

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