Figlio dell'avvocato Vincenzo e della Signora Rosalia Corbo. Conseguita la maturità presso il liceo classico Ugo Foscolo, nel 1971 s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo nella quale si laureò nel 1975 cum laude. Tra il 1977 ed il 1978 prestò servizio come vicedirettore in prova presso l'Ufficio del Registro di Agrigento. Sempre nel 1978, dopo essersi classificato tra i primi in graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta.
Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere.
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Del delitto fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori dell'omicidio.
Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.
Non molti giorni dopo la scoperta di legami mafia-massoneria, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo definì Il giudice ragazzino, e dopo la morte del magistrato l'Espresso ne sviscerò molti retroscena.
Dal 1993 il vescovo di Agrigento ha incaricato Ida Abate, che del giudice fu insegnante, di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione. Una signora, Elena Valdetara, afferma di essere stata guarita da una grave forma di leucemia, grazie all'intervento del giudice che le sarebbe apparso in sogno, in abiti sacerdotali, spronandola a trovare in sé stessa la forza per superare la malattia.
Papa Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino «martire della giustizia ed indirettamente della fede».
La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant "Il giudice ragazzino", uscito nel 1994. E invece del 1992 il libro omonimo, scritto da Nando Dalla Chiesa.
Nel 1979 diventò sostituto procuratore presso il tribunale di Agrigento e ricoprì la carica fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere.
Venne ucciso il 21 settembre del 1990 sulla SS 640 mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa Nostra. Del delitto fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori dell'omicidio.
Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.
Non molti giorni dopo la scoperta di legami mafia-massoneria, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo definì Il giudice ragazzino, e dopo la morte del magistrato l'Espresso ne sviscerò molti retroscena.
Dal 1993 il vescovo di Agrigento ha incaricato Ida Abate, che del giudice fu insegnante, di raccogliere testimonianze per la causa di beatificazione. Una signora, Elena Valdetara, afferma di essere stata guarita da una grave forma di leucemia, grazie all'intervento del giudice che le sarebbe apparso in sogno, in abiti sacerdotali, spronandola a trovare in sé stessa la forza per superare la malattia.
Papa Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino «martire della giustizia ed indirettamente della fede».
La sua figura è ricordata nel film di Alessandro Di Robilant "Il giudice ragazzino", uscito nel 1994. E invece del 1992 il libro omonimo, scritto da Nando Dalla Chiesa.
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