Insomma si sono resi utili.
Si sara' ispirato a questo principio il nuovo provvedimento dello stato italiano, in termini di nuova accoglienza dei migranti sul suolo nazionale?
Invita così ad esprimere invece una considerazione più' ampia, il servizio trasmesso l'altra sera in televisione, da Gaetano Savatteri, nel corso del quale e' emerso quanto l'alto numero di Lavoratori Socialmente Utili, precari in genere, collocati presso il Comune di Racalmuto, strida con le norme improntate dal governo nazionale, in termini d'accoglienza di exstracomunitari, da impiegare in servizi di pubblica utilità.
E' dunque' reale il rischio che le nuove possibilità d'integrazione, che passano attraverso l'impiego dei migranti in servizi sociali, facciano scoppiare una nuova guerra tra poveri?
Speriamo di no.
Scongiuriamo invece che non accadano altre speculazioni.
Così com'è avvenuto per il business dei centri d'accoglienza, dove la politica continua a lucrare per fini non sempre di vera solidarietà, dunque vi e' da scongiurarlo anche in questa circostanza.
Il timore che siano previsti dei fondi da utilizzare per la nuova forma di accoglienza, utile al sociale, possa fare venire l'acquolina in bocca a molti amministratori è parecchio tangibile.
Non vorremmo siano i soldi e non l'integrazione lo scopo principale.
Perché la politica quando si occupa di solidarietà spesso pasticcia.
Si, perché sembrò l'eldorado anche a molti sindaci quando la Regione siciliana inventò il precariato, ed in tanti non credettero ai loro occhi quando venne offerta la possibilità di poter dare lavoro a costi ridotti per l'Ente, a numerosi giovani che, altrimenti da lì a poco, sarebbero stati costretti ad emigrare.
Erano già gli anni in cui le miniere non riuscivano più a tenere viva l'economia del paese.
Da poco tempo il Comune di Racalmuto era stato riempito a tappo da una pianta organica strumentalmente sovrastimata, con dei concorsi ad arte, che di fatto avevano impedito a qualsiasi giovane, non parente di politici, di aspirare a lavorare in Municipio.
Dunque dopo tanti anni di silenzio occupazionale al Comune, nessun Sindaco avrebbe potuto dire di no, all'allettante proposta della Regione, che si accollava in larga parte il pagamento degli stipendi di molti disoccupati; i quali finirono cosi' per gravare, di fatto, solo per pochi spiccioli sulle casse comunali.
E' vero, qualsiasi amministratore sarebbe stato attaccato dai propri concittadini, poiché potendo non avrebbe fatto, con quella fame di lavoro.
Così con l'incoraggiamento e il sostegno regionale si ottennero due risultati, quello occupazionale, e il mantenimento demografico di un paese, in cui o lavori in Municipio oppure vai via.
Il Comune di Racalmuto divenne cosi' la prima azienda, in termini di numero di posti di lavoro.
Scelte opposte fece invece il vicino Comune di Grotte.
Quella soluzione occupazionale fu' l'ultima possibilità tolta ai giovani di accedere al Comune di Racalmuto tramite concorso pubblico.
Tutto sembro' troppo bello, fin quando la mamma Regione Sicilia, diventando presto matrigna, pian piano inizio' ad allentare il proprio sostegno economico, finendo, di fatto, per trasformare quella bella favola di solidarietà, iniziata negli anni novanta, in una vera e propria guerra dei poveri, tra Comune, Precari e cittadini racalmutesi, nel frattempo vessati dalle tasse.
Tasse che non facevano vedere di buon occhio tutta quella schiera d'impiegati, in un Comune spesso con le strade piene di erba e spazzatura.
Così, con il passare del tempo, la possibilità di lavoro e' divenuta per molti, oggi ex giovani, una vera tragedia fatta d'incertezze, di ore di lavoro ridotte e salari da fame.
Unica soluzione pensata, oggi chiaramente insensata, quella di mandare, prima o poi, tutti a casa; possibilità rinviata da proroghe dietro proroghe.
Ma il welfare non può durare a vita, e questo i Sindaci avrebbero dovuto intuirlo. La solidarietà sociale, e il consenso anche da parte di chi paga le tasse, e dunque richiede servizi a costi accettabili, sarebbe stato sopportato volentieri se i precari fossero stati utilizzati in servizi con un costo alto, contribuendo con il loro lavoro ad abbassare le spese, e quindi le tasse.
Dunque sarebbe stato risolutivo, e garanzia per il loro stesso futuro, se nel tempo fossero riusciti a diventare una risorsa.
Ma così, in molti casi non e' stato.
Le scrivanie del Comune, già affollate con i concorsi tarocchi degli anni ottanta, si sono moltiplicate, giustamente preferite alla ramazza.
E' andata bene così agli impiegati effettivi che si sono visti ridurre il loro carico di lavoro, ceduto volentieri in parte ai precari.
Ma la notizia e' che oggi governo nazionale, probabilmente ispirato da quella che fu l'accoglienza di pubblica utilità data in America ai nostri emigrati, rischia di mettere in concorrenza gli LSU di Racalmuto con i potenziali migranti da utilizzare, possibilmente, per la pulizia delle strade; o altri lavori che nessuno vuol più fare.
Ma veramente qualcuno potrebbe sentirsi minacciato da questa vicina possibilità di utilizzare gli extracomunitari per pulire il paese?
E se invece saranno proprio loro, i migranti, che lavorando con umiltà, fino a rendersi utili e indispensabili, riusciranno a farci pagare meno tasse?
Giovanni Salvo
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