giovedì 28 giugno 2012

Caro amico ti scrivo ...

Ignazio Scimè scrive all'amico Gaetano Savatteri
Caro amico ti scrivo...
L'anno che verrà, sarà un anno decisivo per Racalmuto. Come ben sai sono un di quei racalmutesi a cui sembra di risiedere in paese ancor prima di esserci nato. Come amico mi inorgoglisce e come compaesano mi conforta e mi fa sperare il vedere che un uomo come te si  interessa alle tristi vicende di un paese martoriato dalla ingordigia, dalla miseria umana ed dalle frustrazione, osannate ed assurte al governo  di una comunità anzichè essere emarginate.

Nessuno, forse, ricorda più 'Avv. Gioacchino Savatteri che fu Sindaco dopo L'Avv. Gaspare Matrona. G. Savatteri fu protagonista insieme al Matrona, al notaio Michele Angelo Alaimo ed al fratello Notaio Calogero Savatteri, del Risorgimento Racalmutese che ebbe il suo inizio nel 1873, ed è a loro che si debbono le più belle opere che ancora ammiriamo: Teatro; Il palazzo Municipale ex convento delle clarisse; il Cimitero nel convento dei questuanti di Santa Maria; La ferrovia e la stazione; la principale rete fognante; il macello; la scalinata del Chiesa del Monte; la centrale elettrica (ora Fondazione Sciascia) la pavimentazione delle via Garibaldi; via Vitt. Emanuele ed altro.

Sia il Matrona che il Savatteri appartennero a famiglie agiate, proprietarie di latifondi e di miniere di zolfo, condussero un vita nel lusso e morirono poveri perchè liquidarono i loro patrimoni per trasformare un piccolo borgo di contadini e zolfatari in una cittadina ( la piccola Palermo così  era chiamata dai visitatori). Leonardo Sciascia ne parla con stima ed affetto di Don Gasparinu Matrona e del suo gruppo politico, ricordando e commentando la famosa frase del Sindaco Matrona - quando era stata deliberata un opera ed il segretario comunale rilevava la mancanza dei fondi, Don Gasparinu diceva - "Dite al Vostro Prefetto che il Sindaco provvederà di tasca propria". Sciascia "questa frase aleggia ancora nella sala del consiglio comunale, certo i politici di oggi non metteranno soldi di tasca propria ma avranno ritegno a mettersene di quello pubblico".

Se riporto qualche cenno storico e parlo di "Galantuomini"  dall'animo nobile e parlo anche di  tuoi antenati, non è per un gratuito encomio, perchè credo che oggi il paese per ripartire ha bisogno di uomini e donne di animo nobile, pronti a dare il meglio di se stessi. Ribadisco dare. "Uomini" e "Donne" che sanno dare, perchè di miezzi uomini uminicchi ruffiani- che sanno solo prendere non se ne può più. Di quaquaraqua manco a parlarne.

Ripristinare e ridare decoro alla piazza ed altre vie centrali, significherebbe cominciare a togliere gli sfreggi lasciati dalla malapolitica nel corso degli ultimi decenni e dare testimonianza della parte più nobile e bella della nostra storia, della nostra cultura e dei nostri sentimenti puri.

Pertanto propongo di riprendere la proposta che è stata avanzata dal tuo giornale Malgradotutto, quella di usare i fondi ANAS per riportare alle origini il corso Garibaldi, ovvero rifare la Piazzetta e rimettere "Li Basuli", proposta che io condivisi subito e ritengo che oggi ci siano le condizioni per poterla attuare.
L'amministrazione Comunale , appena sciolta dal Presidente della Repubblica non per colpa grave ma per mera distrazione - negligenza - o perchè in altre faccende affaccendata, i cui componenti hanno lasciato del loro passaggio dagli scranni del municipio un affossamento, altri  addirittura un profondo buco nero lungo un intero lustro, ha sicuramente programmato l'investimento dei fondi ANAS, anche se non ci è dato sapere quale sono stati i criteri. Si spera  che siano stati attenti, diligenti, prudenti ed abbiano programmato la spesa guardando alle future generazioni e non alle prossime elezioni.Una piazza decorosa insieme alla riapertura del teatro, la statua di Sciascia ed il suo circolo, la fondazione, creerebbero un contesto monumentale ed artistico di notevole spessore culturale.

Bisogna cominciare a dare buoni esempi con comportamenti eticamente irreprensibili,  mettere insieme memoria e  ragione, testimonianza e vitalità, idee e fiducia, insomma, rendere fecondo il germe dello sviluppo e della legalità. Lo sviluppo senza legalità non è sviluppo.

Ti saluto ricordandoti le nostre passeggiate notturne a chiacchierare io e te, quasi ogni notte e con la piazza deserta, appariva da lontano una figura alta ed elegante che procedeva barcollando.
Era Minico Vitanza, uomo colto e distinto ma dedito all'alcool, si avvicinava a noi ed assomigliandoci per la nostra altezza a due ufficiali dell'esercito ci rivolgeva il saluto militare, scattando sull'attenti e mano a paletta sulla fronte diceva: "Signor Capitano, Signor Tenente, la notte è profonda, l'alba è vicina".

All'amico Gaetano Savatteri
Fraterni abbracci Ignazio Scimè

3 commenti:

  1. Sufficientemente moderato, pacatamente aggressivo, totalmente vero e lucido.
    Un omaggio a un uomo di grande intelligenza. Auguro che Racalmuto possa fregiarsi sempre di uomini quali Ignazio.
    Con vera stima
    Racalmutese Fiero

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  2. caro ignazio miemoziona il tuo modo di ricordare un tempo passato che non ritornerà più.eravate i nostri pilastri...eravamo ideologi e non semplici idealisti....che tristezza pensare che oggi è il futuro di allora..

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  3. Ringrazio l’amica Nicoletta e Totò Alfano per le parole di appezzamento e stima espresse nei miei confronti, mi onorano e contraddistinguono la loro nobiltà d’animo. Ringrazio,altresì, un altro amico che privatamente mi ha scritto: Vitanza ed i suoi Ufficiali- Ignazio ti ringrazio, per avermi ricordato Vitanza e la sua fiducia che dopo la notte c’è sempre l’alba.
    Il sentimento di tristezza di Nicoletta manifesta la sua innata sensibilità verso il bene comune ed il comune sentire. Oggi si sta diffondendo il pessimismo della ragione, ma io ritengo che occorre reagire risvegliando l’Ottimismo della Volontà di ognuno di noi prima e di tutti i racalmutesi poi.
    Sì, perché solo con la forza della volontà si può ricondurre il paese alla ragione, alla giustizia sociale, alla libertà e principalmente allo sviluppo economico e culturale nel rispetto della legge.
    L’ho detto in altre circostanze e lo ripeterò sino alla nausea che senza Legalità non c’è sviluppo.
    E lo sviluppo senza legalità, vera e non di facciata, è uno sviluppo finto ed in certi casi financo dannoso.
    Cordialità
    Ignazio Scimè

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