domenica 6 giugno 2010

Racalmuto notizie - Politica / DROGA - Giornale Grandangolo -- Articolo "Guadagni facili: e così i nostri politici tirano a cucchiaio" di Giovanni Salvo


I fatti di cronaca in questa settimana hanno interessato Racalmuto ci fanno rispolverare il caso dell’ex presidente della regione Lazio e le scuse per i suoi momenti di “ umana debolezza” .
Marrazzo che chiese perdono al Papa come il bambino che corre a piangere dalla mamma per farsi perdonare una monelleria ed avere così la coscienza pulita.
In fondo però il caso dell’ex governatore del Lazio è servito a togliere quel velo di ipocrisia che sino ad oggi ha coperto i politici italiani.
In realtà ci è stato utile a capire il legame stretto che spesso esiste tra alcuni governanti e la droga.
Ciò trova conferma nelle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, che tanto fanno discutere.
Così fan tutti, un po’ come per quei calciatori che imitano l’insidioso tiro a cucchiaio di Totti, per emulazione si può anche imitare il Senatore o il Ministro tal dei tali che con l’aiutino della droga incrementa la sua iper attività amministrativa.
Alcuni sostengono che forse sono i tanti soldi, che i nostri amministratori guadagnano con estrema facilità, ad indurli a drogarsi.
In realtà per un impiegato di banca, del catasto, della posta, per un professore, un cassintegrato, un precario, riuscire a pagarsi la dose quotidiana da sniffare sarebbe un problema.
Consulenze dirette ed indirette, indennità doppie, triple quando accompagnate anche da qualche illecito extra, sembrano far perdere proprio la testa ai nostri politici.
Tutto ciò può farci solo rabbia.
Quante volte dopo aver subito un'offesa, un torto, un aggressione, superata la fase della collera ci chiediamo se perdonare o meno?
Il perdono, specialmente per chi è stato educato nei valori cristiani, non lo si può negare a nessuno.
Chi non sa perdonare spezza il ponte sul quale egli stesso dovrà passare.
Il perdono non può essere considerato debolezza non è inettitudine, non è non sapere affermare i propri diritti, non è incapacità di ribellarsi e di vendicarsi.
Il perdono è un atto di bontà.
L’indulgenza può essere parziale e nei casi più rari totale.
Si può dunque scusare assieme sia la persona che il torto subito o solo l'azione e le relative conseguenze.
E proprio questo è il nodo che dovranno sciogliere quanti oggi sono chiamati ad accogliere il grido di perdono lanciato dal sindaco di Racalmuto Salvatore Petrotto.
Le sue “confessioni choc” dopo le voci di presunte intercettazioni da parte dei Carabinieri che proverebbero una sua pregressa situazione difficile “di umana debolezza” , non del tutto sovrapponibile a quella del caso Marrazzo, poiché fortunatamente almeno l’aspetto virile della vicenda sembra salvo.
Il sindaco di Racalmuto, nell’assicurare che si tratta di acqua passata, ha affidato le sue dichiarazioni per raccontare i suoi momenti difficili alle pagine del giornale locale “Malgrado Tutto”, assumendosi la responsabilità di essere stato l’artefice della degenerazione e dell’innalzamento dei toni riguardo alla situazione politica dell’ultimo periodo a Racalmuto.
Non negando al suo intervistatore di avere avuto, seppur per un breve periodo una “vita spericolata”, che non lo avrebbe sempre reso lucido nelle sue azioni, si dice pronto a ricominciare in un clima più disteso.
Comunque una lettera di scuse, dalla quale si evince inequivocabilmente che oggi è una persona provata, circolava già prima delle sue ammissioni rilasciate nell’intervista “choc”, in cui Salvatore Petrotto dice: “Cadere e farsi male non è difficile. Spesso è più difficile rialzarsi! Chiedo pietà e tanta considerazione anche a chi, in questo momento, sembra fiero del suo crudele cinismo”.
Al di la della umana comprensione e del perdono, non si può far finta di non considerare quest’ultima affermazione che lascia presagire qualche retaggio parecchio inquietante.
Il sindaco vuole forse fare passare l’idea che se qualcuno decidesse di dare sfogo al proprio impegno civile, non trascurando i fatti di cronaca di cui è protagonista, possa rischiare di essere tacciato di cinismo o di sciacallaggio?
No questo eventualmente non lo possiamo perdonare. Il nostro sforzo di cittadini capaci di mettere da parte rancori, rabbia e risentimenti per l’ingratitudine e le offese subite non deve essere considerato asservimento, soggezione, sudditanza, da non accompagnare con un vero atto di responsabiltà .
Una lettera a tratti toccante quella di Petrotto che ci riporta ai buoni propositi e alla caparbietà politica dimostrata dal giovane sindaco negli anni novanta.
Comunque quando si decide di perdonare non si può cercare di spaccare un capello in quattro.
Per perdonare bisogna anche guardare la realtà dal punto di vista dell'offensore, comprendendo quelle che possono essere state le motivazioni i tic o le pulsioni delle quali possa essere stato esso stesso vittima.
E secondo il mio modesto parere le condizioni per perdonare umanamente i momenti “insani”, del nostro sindaco ci sono tutte, “l’umana debolezza” è un fatto comprensibilissimo.
Chi non sbaglia in quanto uomo?
Ma noi cittadini siamo tenuti a perdonare incondizionatamente tutti in questa vicenda che forse non è completamente slegata dal filone dell’inchiesta giudiziaria in corso, che riguarda il comune di Racalmuto, curata dal P.M. Lucia Brescia.
Come ha avuto modo di dire il nostro Papa Benedetto XVI proprio in queste settimane: “ il perdono non esclude la giustizia”.
Dobbiamo perdonare anche coloro i quali non avendo fatto uso di droghe si sono approfittati ?
Mi riferisco a quanti, pur non avendo alcun avviso di garanzia, hanno consentito il persistere di comportamenti probabilmente illegali.
Potremo perdonare quei consiglieri comunali che forse in certi momenti hanno giovato, come dire, della momentanea mancanza di lucidità del sindaco per compiere ribaltoni o per consumare interessi personali?
Chi ci dice se tutti gli atti amministrativi prodotti, anche quelli che hanno avvantaggiato i consiglieri che lo sostengono siano stati consumati in periodi di piena nitidezza mentale?
Dio ci perdoni; sdoganare tutti indistintamente, con un unico colpo di spugna, sarebbe sbagliato e se ciò avvenisse consisterebbe solo in una sottomissione al più forte, al più arrogante.
Il perdono non implica l’asservimento di chi lo concede, ne secondo l’aspetto cristiano, ne sotto quello scientifico e dunque psicologico.
Dunque questi ultimi “consiglieri approfittatori” non li possiamo perdonare ne noi ne forse il Prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, al quale vorremmo chiedere un particolare approfondimento su i fatti che stiamo commentando e che vivono i cittadini di Racalmuto, paese dello scrittore Leonardo Sciascia, a cui Sua Eccellenza è certamente legato.
A lui, usando una frase del libro il giorno della civetta, affidiamo il nostro grido, guaiendo come cani arrabbiati: “ quei morsi al fegato che continuamente ci bruciano che ci provocano un improvviso doloroso guizzo del cuore, come un coniglio vivo in bocca al cane”.
Dunque comodo rimanere ancorati alle proprie posizioni, che poco ormai hanno di politico, saldati ai propri errori senza dare un serio segnale di ravvedimento.
Ci aspettiamo, noi potenziali “perdonatori”, prima di lasciare correre le cose, che si faccia chiarezza su quei consiglieri che, non avendolo votato il sindaco, lo sostengono in cambio di qualche assessore o di qualche fetta di salame.
Quelli ai quali oggi il sindaco non ha bisogno di chiedere perdono poiché li ha di fatto remunerati e dei quali, seppur sulla via di Damasco, si sarebbe servito per amministrare indisturbato, anche nei momenti di scarsa lucidità.
Sono quei consiglieri comunali che per avere sostenuto questo stato di cose non potranno più dire ai loro figli, non essere uno dei tanti.
Intanto il sindaco, che non ha alcuna intenzione di dimettersi da solo, ha fatto sapere che non si ricandiderà a conclusione del mandato previsto fra due anni.
Con tutta la pietà di questo mondo non ci possiamo permette di concentrare troppo la nostra attenzione sull’aspetto umano e pietoso della vicenda.
Il rischio è come nel caso della lucertola alla quale abbiamo reciso la coda, per stupido gioco o per mero cinismo, che nonostante sia staccata dal resto del corpo continua a saltellare.
Non ci si può chiedere di distrarci semplicemente continuando ad osservare inteneriti i sobbalzi repentini del mozzone della coda, mentre il resto del corpo fugge via.
Alla lucertola certamente presto rinascerà una nuova piccola coda.

Grandagolo Agrigento - Numero di sabato 5-6-2010 
(giovanni salvo)

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