Ignazio Scimè scrive all'amico Gaetano Savatteri
L'anno che verrà, sarà un
anno decisivo per Racalmuto. Come ben sai sono un di quei racalmutesi a cui
sembra di risiedere in paese ancor prima di esserci nato. Come amico mi
inorgoglisce e come compaesano mi conforta e mi fa sperare il vedere che un
uomo come te si interessa alle tristi vicende di un paese martoriato
dalla ingordigia, dalla miseria umana ed dalle frustrazione, osannate
ed assurte al governo di una comunità anzichè essere
emarginate.
Nessuno, forse, ricorda più
'Avv. Gioacchino Savatteri che fu Sindaco dopo L'Avv. Gaspare Matrona. G. Savatteri fu protagonista insieme al Matrona, al
notaio Michele Angelo Alaimo ed al fratello Notaio Calogero Savatteri, del
Risorgimento Racalmutese che ebbe il suo inizio nel 1873, ed è a loro che si
debbono le più belle opere che ancora ammiriamo: Teatro; Il palazzo Municipale
ex convento delle clarisse; il Cimitero nel convento dei questuanti di Santa
Maria; La ferrovia e la stazione; la principale rete fognante; il macello; la
scalinata del Chiesa del Monte; la centrale elettrica (ora Fondazione Sciascia)
la pavimentazione delle via Garibaldi; via Vitt. Emanuele ed altro.
Sia il Matrona che il
Savatteri appartennero a famiglie agiate, proprietarie di latifondi e di
miniere di zolfo, condussero un vita nel lusso e morirono poveri perchè
liquidarono i loro patrimoni per trasformare un piccolo borgo di contadini e
zolfatari in una cittadina ( la piccola Palermo così era chiamata dai visitatori).
Leonardo Sciascia ne parla con stima ed affetto di Don Gasparinu Matrona e del
suo gruppo politico, ricordando e commentando la famosa frase del Sindaco
Matrona - quando era stata deliberata un opera ed il segretario comunale
rilevava la mancanza dei fondi, Don Gasparinu diceva - "Dite al Vostro
Prefetto che il Sindaco provvederà di tasca propria". Sciascia
"questa frase aleggia ancora nella sala del consiglio comunale, certo i
politici di oggi non metteranno soldi di tasca propria ma avranno ritegno a
mettersene di quello pubblico".
Se riporto qualche cenno
storico e parlo di "Galantuomini" dall'animo nobile e
parlo anche di tuoi antenati, non è per un gratuito encomio, perchè
credo che oggi il paese per ripartire ha bisogno di uomini e donne di animo
nobile, pronti a dare il meglio di se stessi. Ribadisco dare.
"Uomini" e "Donne" che sanno dare, perchè di miezzi uomini uminicchi ruffiani-
che sanno solo prendere non se ne può più. Di quaquaraqua manco a parlarne.
Ripristinare e ridare decoro
alla piazza ed altre vie centrali, significherebbe cominciare a togliere gli
sfreggi lasciati dalla malapolitica nel corso degli ultimi decenni e dare
testimonianza della parte più nobile e bella della nostra storia, della nostra
cultura e dei nostri sentimenti puri.
Pertanto propongo di
riprendere la proposta che è stata avanzata dal tuo giornale Malgradotutto,
quella di usare i fondi ANAS per riportare alle origini il corso Garibaldi,
ovvero rifare la Piazzetta e rimettere "Li Basuli", proposta che io
condivisi subito e ritengo che oggi ci siano le condizioni per poterla attuare.
L'amministrazione Comunale ,
appena sciolta dal Presidente della Repubblica non per colpa grave ma per mera
distrazione - negligenza - o perchè in altre faccende affaccendata, i cui componenti
hanno lasciato del loro passaggio dagli scranni del municipio un affossamento,
altri addirittura un profondo buco nero lungo un intero lustro, ha
sicuramente programmato l'investimento dei fondi ANAS, anche se non ci è dato
sapere quale sono stati i criteri. Si spera che siano stati attenti,
diligenti, prudenti ed abbiano programmato la spesa guardando alle future
generazioni e non alle prossime elezioni.Una piazza decorosa insieme alla
riapertura del teatro, la statua di Sciascia ed il suo circolo, la fondazione,
creerebbero un contesto monumentale ed artistico di notevole spessore
culturale.
Bisogna cominciare a dare
buoni esempi con comportamenti eticamente irreprensibili, mettere
insieme memoria e ragione, testimonianza e vitalità, idee e fiducia,
insomma, rendere fecondo il germe dello sviluppo e della legalità. Lo sviluppo
senza legalità non è sviluppo.
Ti saluto ricordandoti le
nostre passeggiate notturne a chiacchierare io e te, quasi ogni notte e con la
piazza deserta, appariva da lontano una figura alta ed elegante che procedeva
barcollando.
Era Minico Vitanza, uomo
colto e distinto ma dedito all'alcool, si avvicinava a noi ed assomigliandoci
per la nostra altezza a due ufficiali dell'esercito ci rivolgeva il saluto
militare, scattando sull'attenti e mano a paletta sulla fronte diceva:
"Signor Capitano, Signor Tenente, la notte è profonda, l'alba è
vicina".
All'amico Gaetano Savatteri
Fraterni abbracci Ignazio
Scimè
Sufficientemente moderato, pacatamente aggressivo, totalmente vero e lucido.
RispondiEliminaUn omaggio a un uomo di grande intelligenza. Auguro che Racalmuto possa fregiarsi sempre di uomini quali Ignazio.
Con vera stima
Racalmutese Fiero
caro ignazio miemoziona il tuo modo di ricordare un tempo passato che non ritornerà più.eravate i nostri pilastri...eravamo ideologi e non semplici idealisti....che tristezza pensare che oggi è il futuro di allora..
RispondiEliminaRingrazio l’amica Nicoletta e Totò Alfano per le parole di appezzamento e stima espresse nei miei confronti, mi onorano e contraddistinguono la loro nobiltà d’animo. Ringrazio,altresì, un altro amico che privatamente mi ha scritto: Vitanza ed i suoi Ufficiali- Ignazio ti ringrazio, per avermi ricordato Vitanza e la sua fiducia che dopo la notte c’è sempre l’alba.
RispondiEliminaIl sentimento di tristezza di Nicoletta manifesta la sua innata sensibilità verso il bene comune ed il comune sentire. Oggi si sta diffondendo il pessimismo della ragione, ma io ritengo che occorre reagire risvegliando l’Ottimismo della Volontà di ognuno di noi prima e di tutti i racalmutesi poi.
Sì, perché solo con la forza della volontà si può ricondurre il paese alla ragione, alla giustizia sociale, alla libertà e principalmente allo sviluppo economico e culturale nel rispetto della legge.
L’ho detto in altre circostanze e lo ripeterò sino alla nausea che senza Legalità non c’è sviluppo.
E lo sviluppo senza legalità, vera e non di facciata, è uno sviluppo finto ed in certi casi financo dannoso.
Cordialità
Ignazio Scimè