I
fatti di cronaca, dai più ai meno recenti, abbinati alla sofferta decisione del
Governo nazionale di scioglierne per ‘mafia’ l’Amministrazione municipale,
sembrano relegare la città di Racalmuto tra i posti ‘peggiori’ cui riferirsi
quando si voglia rendere l’idea, con un nome ed un ‘indirizzo’ geografico,
delle più pesanti negatività presenti in Italia.
Oggi purtroppo è un dato di fatto, è
inutile nasconderselo.
Ciò che invece
tenterò di trasmettere, con questa riflessione, è il ‘senso’ di quello che può
aiutarci a rivendicare ancora il diritto di sperare: l’esperienza e le azioni politiche
del passato, per alcuni di noi, da riproiettare in un futuro, auspicabile e
forse ancora possibile, per molti.
Voglio
dire subito, con molta chiarezza, che l’oggetto della presente non è incentrato
sull’ultimo ventennio di amministrazioni cittadine, anche perché i fatti e le
situazioni vissute dalla città si esprimono meglio di mille parole: basta
guardare l’oggi per crearsi un concreto ed obiettivo giudizio su chi ha
governato il territorio negli ultimi vent’anni, non è certo necessario che sia
io a doverlo evidenziare!
Quello
che invece sento, come dovere di valenza etica e culturale, è il richiamo al
periodo immediatamente precedente al suddetto ultimo ventennio, che ci ha visto
sin dal 1978 (con il sottoscritto eletto giovane sindaco) legittimamente
aspirare ad un concreto sviluppo di Racalmuto quale laboratorio
politico-culturale di primo piano, parallelamente ponendo in essere un’azione
amministrativa che ne incentivasse tutte le potenzialità e le iniziative.
Nella
convinzione, sempre più avvalorata in futuro, di avere tra noi uno dei più
illustri esempi del pensiero politico libero, onesto e lungimirante, quale fu
Leonardo Sciascia, abbiamo realizzato la Fondazione a Lui intitolata, ricordo
con le tante difficoltà legate alla burocrazia ed alla Sua stessa iniziale ritrosia
per questa iniziativa, quasi impensabile allora da dedicare ad uno scrittore
ancora in vita!
Alla
luce di quanto poi avvenuto e delle logiche che hanno guidato chi l’ha gestita
in futuro, sono costretto a dirmi quasi pentito per aver tenacemente voluto
un’Istituzione di tal fatta nella città di Racalmuto, quasi che, forse, sarebbe
stato meglio realizzarla a Palermo o a Berna, come allora qualcuno suggeriva,
vista la ridottissima attinenza che ha finito per avere la Fondazione con il
‘pensiero’ sciasciano.
Dicevo
di quel periodo, durato fino al primissimo inizio dei novanta, che ci ha visto
tenacemente impegnati nel tentativo di risollevare, in parte riuscendoci, le
sorti della nostra città da un punto di vista economico e culturale, convinti
come eravamo (ma lo siamo ancora) che solo la cultura, di concerto con i
virtuosi meccanismi di volàno economico per il territorio messi in atto, potesse renderci liberi; credevamo che fosse veramente
quello il senso più vero della ‘ragione’ di cui ci sentivamo, grazie a
Sciascia, gli autentici depositari.
Aver
vissuto quegli anni, densi di fermento politico ma, parallelamente, difficili
dal punto di vista amministrativo, ha temprato le coscienze e le conoscenze di
ognuno di noi, portandoci a pensare con estrema sofferenza a quanto stiamo
assistendo oggi in termini di degrado
sociale, politico e di immagine complessiva per la nostra Racalmuto.
Oggi
più che mai la stessa rispecchia il significato etimologico del suo nome: il
villaggio dei morti.
Morti non tanto
e non solo esteriormente, ma, purtroppo, morti dentro.
La
sterile ricerca di responsabilità non genera soluzioni: uniche certezze devono
essere, però, i dovuti distinguo tra chi ha cercato di innescarne meccanismi
virtuosi di promozione economica, culturale e sociale, e chi l’ha ridotta in
questo lugubre stato.
Nel
tentativo di lanciare e lasciare comunque un messaggio positivo di prospettiva,
penso alla necessità della creazione di un rinnovato Patto Sociale tra le forze
e le intelligenze più sane della città di Racalmuto: non rimandando o solo
rivendicando rappresentanze ma reinnescando meccanismi, già testati molti anni
fa, di coinvolgimento diffuso, di partecipazione condivisa alla cosa pubblica
nel senso più nobile.
Ovviamente
facendo volentieri a meno di chi dovrà rispondere ancora a lungo per quanto
prodotto in termini di negatività sociale e politica.
Il
percorso dovrebbe incentrarsi su un continuo processo di scambio costruttivo:
l’esperienza degli uni al servizio delle idee innovative di altri, le capacità
imprenditoriali e politiche fuse e sommate con lo spirito ed il rinnovato
entusiasmo giovanile, le competenze amministrative con la conoscenza della
promozione territoriale.
Credo
che solo questo sia il modo.
Non
ne vedo altri, né credo ce ne siano.
CalogeroSardo
Già Sindaco di Racalmuto
Mi chiedo perchè la gente di Racalmuto ha da sempre un'opinione tutt'altro che positiva sulla classe dirigente che ha governato il paese e di cui Lillo Sardo ha fatto parte attiva,nonostante il giudizio di autoassoluzione dato dal Sardo?
RispondiEliminaIo li conosco bene tutti quanti e dico che effettivamente erano è sono persone intelligenti e valide; anche se non oneste intellettualmente, e tanto più sono intelligenti e valide tanto più sono colpevoli.
Non si può parlare di riscatto culturale promovendo il pensiero Sciasciano (ancora vivente), lavorare per istituire la Fondazione Sciascia per poi abbandonarsi alla gretta spartizione dei posti della pianta organica del Comune a favore di familiari parenti e amici mortificando di fatto la lagalità, la meritocrazia e in definitiva qualsivoglia speranza di cambiamento.
Non si può da Sindaco, consigliere comunale o da semplice soggetto politico assistere indifferenti a comportamenti di assoluta illegalità da parte di certi colleghi e noti esponenti che ricoprendo cariche istituzionali hanno fatto la cresta alle finanze pubbliche.
Non si può restare indifferenti nel constatare come la mafia permeasse proporzionalmente la politica di governo con il voto controllato a vantaggio di chi stabiliva il segretario di turno.
Oggi molti protagonisti di quella stagione sembrano accusare pericolosi vuoti di memoria.
E' leggittima la volontà di riproporsi; (senza tentativi di restaurazione)bisogna avere però il coraggio di recuperare quell'onestà intellettuale che ha fatto loro difetto fino ad oggi, ammettendo quegli errori, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che vogliono ritornare per sistemare i figli!
Fra Diego la Matina