sabato 8 maggio 2010

Delirio di onnipotenza: il cane, il gatto, io e te (da Grandangolo - Giovanni Salvo)


DELIRI DI ONNIPOTENZA: IL CANE, IL GATTO, IO E TE.
Non per mera ostinazione, ma i fatti che hanno caratterizzato la politica agrigentina degli ultimi giorni sono proprio di quelli che non ci fanno dormire la notte.
Come chi dopo avere sferrato un pugno al muro si lecca le nocchie escoriate della propria mano, rieccoci qua.
Dopo la stizza, inermi, torniamo testardamente sull’argomento che ha riguardato le vicende del rilancio della giunta municipale di Agrigento.
Indolenziti, seppur solo nell’animo, rimurginiamo sull’ammucchiata politica e rispolveriamo l’inappuntabile antica saggezza popolare, con il vecchio detto che recita: “ficiru paci li cani e li lupi, poveri pecuri e svinturati crapi”.
Chi ha perso e chi ha vinto, le ultime elezioni comunali ad Agrigento, insieme ad amministrare; ma che ne sarà dei cittadini, rimane loro solo il ruminare?
Che possiamo fare se non come i caproni continuare a “brulicare”, scongiurando il peggio, e nella speranza di non venire sbranati mastichiamo amaro per aiutarci almeno a digerire.

In fondo in assenza di correttezza e moralità possiamo solo provare a rosicchiarci i gomiti, strapparci i capelli o continuare a scrivere leccando l’inchiostro mischiato al sangue dei nostri scorticati pugni chiusi, che teniamo sempre più bassi.
La nave di Zambuto dunque è ripartita e “dove arriverà questo non si sa”, gli sarà possibile salvarsi nel diluvio, come già accaduto in taluni casi di bibliche proporzioni, imbarcando il cane, il gatto, io e te?
Delirio di grandezza?
C’è da dire che gli animali parlano con il corpo, mentre per il cane lo scodinzolare è segno di affetto, per il gatto precede lo scatto fulmineo e il conseguente graffio.
Qui invece, sull’arca agrigentina, si è dato un univoco senso di sudditanza alla gestualità scodinzolante verso il Deputato ed il Ministro di turno.
Altro che colpi di coda “al di sopra dei partiti” e come dice il vecchio saggio: Figli di gatti surci hannu a pigliari!
E il ratto di turno sembra avere la coda penzolante del P.D. agrigentino, quella parte ufficiale che dopo “averci pensato un po’ su ” è rimasta fuori, almeno per il momento, dalla frammischiata giunta Zambuto.
Ma c’era da pensarci anche un solo attimino? Trattandosi di una giunta ricca di berlusconiani, solo a nominarli avrebbe dovuto provocare, negli uomini del P.D., quantomeno l’orticaria.
Va dove ti porta i cuore, e dunque perché precludersi la strada della passione.
E come per decifrarne i meccanismi che potrebbero permettere di capire in anticipo se una storia d'amore sta andando o meno nella direzione auspicata, il P.D. si è forse affidato al gioco dell’amore.
Dopo un lungo m’ama o non m’ama, con l’ultimo petalo della margherita stretto fra le dita, alla parte del Partito Democratico, accreditato a Roma, è rimasto solo un fortuito non m’ama.
E nonostante i contrasti del partito ufficiale con la fazione interna ufficiale ex democristiana “ravanelliana”, i vertici del P.D., con una manovra fuggitiva, hanno ordinato l’indietro tutta.
Fortunatamente si, poiché Messana e Capodicasa sanno bene che “ solo in amore vince chi fugge”.
Lasciandosi alle spalle il “ lato non ufficiale”, il quale avendo già salpando ha preso il largo sull’arca di Zambuto, il segretario P.D. Messana prova dunque a ritrovare la sua rotta.
Peccato però che a Racalmuto, paese in cui il giovane segretario è nato ed è residente, la parte di Forza Italia, che ha perso le elezioni, ed il Partito Democratico convivono insieme accovacciati, con le code avvoltolate a quella del Sindaco Petrotto, ex Italia dei Valori, oggi avvicinato M.P.A.
Gli ideali dividono gli uomini, gli interessi li uniscono?
Tutto ciò in asse con la storia impartitaci dai grandi intellettuali, che ci hanno ampiamente insegnato che spesso Racalmuto è stato “il microcosmo che ha rappresentato il macrocosmo”.
Tradotto per noi cittadini comuni, “aranci di n’terra”, il particolare per arrivare al generale, e poi tutto il mondo è paese.
Secondo questo ultimo antico principio a Racalmuto, come ad Agrigento, stiamo cominciamo ad apprezzare un certo comportamento del tipo “corrinquerela”, caratterizzato dall’esposto svelto, annunciato in largo anticipo, usato come il peperoncino spray da spruzzare in faccia al cittadino infedele aggressore.
Un po’ come spesso accade nei film western, del genere spara lesto, con la mano ciondolante sulla fondina ed il pollicione dell’altro arto infilato tra il cinturone di cuoio e la ventriera del pantalone, ci potrebbe capitare di incrociare gli occhi di ghiaccio arrabbiati di qualche sceriffo “sparaquerela”; solo per il semplice fatto di aver detto la nostra.
E a questo punto, seppur ricco di ironia, beffardemente il nostro racconto si carica anche di una forte tragica comicità.
Vedi il caso del consigliere comunale di Racalmuto, Sergio Pagliaro, che avendo prestato troppa attenzione su di una bolletta telefonica a carico del comune di € 21.000,00, pare essere stato relarguito, da qualche autorevole utente fruitore, di correre il serio rischio di beccarsi l’atto declaratorio della querela.
Sbalordite pure, ma l’uomo avvisato è mezzo salvato.
Ma un cittadino eletto se non controlla come vengono spesi i soldi pubblici che ci sta a fare in consiglio; pettina le bambole o passa l’olio sulle pendenti querele?
Oggi se un consigliere comunale, nell’esercizio delle proprie funzioni, avanza dei dubbi o delle semplici perplessità sulla gestione della spesa pubblica, può consumare, suo malgrado, un’offesa personale?
“ Mussolini non si tocca, chi lo tocca va alla forca”; ma non erano altri tempi?
Anche se potrebbe trattarsi di semplici deliri di onnipotenza, scusando la grossolanità, occorre sempre ricordare che: “si può essere seduti sul trono più alto ma non bisogna mai dimenticare che in fondo si è sempre e comunque seduti su di un culo”.

Nessun commento:

Posta un commento